Non schiavi, ma artigiani qualificati e operai, tra cui anche numerose donne. Ecco chi ha costruito la Sfinge e le enormi piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, in Egitto. Questa è l’interessante e inaspettata scoperta emersa in seguito agli ultimi scavi effettuati nell’area delle piramidi di Ghiza. Proprio vicino ai colossali monumenti gli archeologi hanno infatti riportato alla luce una vera e propria cittadella con abitazioni, forni per il pane e un cimitero. Una testimonianza del fatto che attorno agli antichi cantieri viveva e lavorava una comunità composita e numerosa, non solo semplici schiavi.
Gli ultimi recentissimi reperti sono emersi dalla zona del cimitero, una trentina di tombe costruite con i materiali di scarto della lavorazione delle piramidi. Le numerose statuette e incisioni rinvenute all’interno testimoniano che si tratta probabilmente dei sepolcri di artigiani e decoratori. Poco distante sono stati trovati i forni per il pane necessario a tutta la comunità, e alcune abitazioni. A quanto sembra gli operai più qualificati vivevano con tutta la famiglia, mentre gli altri condividevano dormitori comuni.
Di tutto questo, e soprattutto dei gravi problemi di conservazione dei monumenti egiziani, ha parlato all’Accademia d’Egitto di Roma Zahi Hawass, direttore generale delle piramidi di Ghiza e Saqqara e maggiore responsabile delle ricerche archeologiche egiziane.
Professor Hawass, lei parla di operai e non di schiavi, come invece siamo abituati a pensare. Perché?
“Il ritrovamento stesso della cittadella di Ghiza fornisce la prova che i costruttori delle piramidi furono operai che ebbero l’onore di partecipare a quello che era un grosso progetto nazionale egiziano. Se fossero stati schiavi, non avrebbero potuto vivere in un quartiere tanto ben organizzato ed essere sepolti così vicini alle piramidi. L’esempio di Ghiza, tra l’altro, non è l’unico: recentemente un altro quartiere, molto simile a questo ma posteriore di circa 12OO anni è stato trovato vicino Luxor, ed era destinato agli operai che lavoravano in quella zona. Queste persone ricevevano anche una assistenza medica, come è stato appurato osservando i loro resti. Nel cimitero sono stati trovati circa 600 scheletri, sicuramente appartenenti a operai che avevano portato grossi pesi, come dimostrano le loro vertebre schiacciate: molti di essi ebbero fratture che vennero riparate. Uno scheletro, in particolare, appartiene ad una persona che subì l’amputazione di una gamba e sopravvisse altri 14 anni. Un altro dato sorprendente è che a costruire le piramidi non furono solo uomini: per svolgere i compiti più leggeri, vennero chiamate anche alcune operaie, ma senza la loro famiglia”.
Professor Hawass, uno degli scopi della sua conferenza a Roma era confutare le teorie che stanno prendendo piede, soprattutto negli Stati Uniti, secondo cui le piramidi sarebbero state costruite circa 10500 anni prima di Cristo da una civiltà perduta, tipo Atlantide.
“Purtroppo queste ipotesi sono parecchio diffuse. E tramite Internet, si moltiplicano gli attacchi alle autorità egiziane accusate di nascondere prove e non permettere scavi. In realtà il nostro governo non può permettere ricerche archeologiche che non abbiano un buon supporto scientifico. Non c’è nessuna prova scientifica dell’esistenza di tale civiltà, mentre abbondano le prove che fanno risalire le piramidi a circa 4600 anni fa e la Sfinge a circa 4500. Queste teorie sono solo un modo per vendere libri e arricchirsi, ma i loro attacchi non aiutano le nostre ricerche e il nostro lavoro”.
Cosa pensa dell’ipotesi che gli antichi egizi usassero le piramidi per compiere osservazioni astronomiche?
“Sicuramente gli astronomi egiziani lo fecero. Le loro conoscenze scientifiche erano avanzatissime e giunsero a costruire un calendario molto simile a quello odierno. Bisogna invece diffidare delle teorie di moda, come quelle recentemente pubblicate nel libro “The Orion Mystery” di Robert Bauval e Adrian Gilbert. Gli autori sostengono che le piramidi della IV e V dinastia sarebbero state costruite in corrispondenza delle stelle della costellazione di Orione. Per supportare questa tesi sono state prese in considerazione solo alcune piramidi, escludendo quelle che non corrispondevano a nessuna stella, mentre vi sono stelle che non corrispondono ad alcuna piramide”.
E’ vero che vi sono passaggi segreti o stanze nascoste all’interno della Sfinge?
“Oggi sono noti tre tunnel che penetrano brevemente nel corpo della Sfinge. Al loro interno non è stato trovato nulla, se si esclude una scarpa persa circa 100 anni fa da qualche esploratore. Penso che i passaggi siano stati scavati da chi voleva cercare tesori nascosti nella Sfinge, ma non credo che al suo interno esistano stanze segrete colme di ricchezze. In ogni caso la Sfinge è attualmente in restauro, grazie a un grande piano di conservazione iniziato dal governo egiziano. In questa occasione anche i tunnel verranno nuovamente riaperti”.
Cosa pensa del rischio di deterioramento che corrono le piramidi?
“Questo è un problema gravissimo: le piramidi rischiano di essere irrimediabilmente rovinate in pochi decenni. I nemici sono molti. In primo luogo i troppi visitatori, che creano una atmosfera eccessivamente umida all’interno dei monumenti: è stato calcolato che ognuno dei turisti porta con sé circa 20 grammi di acqua. Per questo penso che l’ingresso nelle piramidi dovrebbe essere limitato. Inoltre vi sono molte abitazioni nelle immediate vicinanze dei monumenti e le infiltrazioni provenienti dai loro sistemi idrici sono un’ulteriore fonte di danno. Il vero problema è che non esiste un’area archeologica intorno alle piramidi, e le automobili possono giungere fin quasi ai loro piedi. Noi contiamo di creare questa zona di rispetto e di dotarla di un centro culturale e di una zona commerciale che permetta di raccogliere fondi per la cura dei monumenti. Attualmente, infatti, l’unica entrata deriva dalla vendita dei biglietti, e non è sufficiente. Inoltre penso si debba smettere di intraprendere nuovi scavi e concentrarsi sulla conservazione di quanto è venuto già alla luce, pari a circa il 30% delle antichità egiziane. Purtroppo si tratta di operazioni molto costose, che l’Egitto da solo non può affrontare. D’altro canto le piramidi, in quanto uniche, sono un bene dell’umanità e tutta l’umanità dovrebbe preoccuparsi di conservarle”.