L’immunoterapia contro il cancro al polmone

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Il tumore del polmone è il big killer per antonomasia: ogni anno nel mondo ci sono 1,8 milioni di nuovi casi e 1,5 milioni di morti. Nel 2014 in Italia si sono registrate 40.000 nuove diagnosi (circa il 30% fra le donne), che rappresentano l’11% di tutti i nuovi casi di cancro nella popolazione generale. Una malattia per cui gli oncologi hanno poche soluzioni: “finora non avevamo farmaci in grado di cambiare la storia naturale del tumore del polmone, ma oggi l’immunoterapia ci fa ben sperare”, spiega Lucio Crinò, direttore dell’Oncologia medica all’Ospedale di Perugia. Gli ultimi dati degli studi di immuno-oncologia sono stati presentati oggi al 51° Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) in corso a Chicago fino al 2 giugno. Fra questi, lo studio CheckMate -057 che ha testato un anticorpo monoclonale, nivolumab, in pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico.

“Grazie a questo nuovo approccio, che ha già evidenziato risultati significativi nel melanoma, abbiamo visto che il 51% dei pazienti colpiti da questo tipo di tumore è vivo ad un anno rispetto al 39% con chemioterapia”, ha spiegato Crinò che ha fatto parte dello steering comittee internazionale dello studio. “Siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione in uno dei tumori più difficili da trattare, sia per la rapidità di evoluzione che per la scarsa risposta alle terapie convenzionali”, dice ancora Crinò. “I risultati, in termini di aumento di sopravvivenza, ottenuti in questi pazienti non erano mai stati registrati in precedenza. Infatti una delle poche terapie disponibili finora era costituita da docetaxel, un farmaco chemioterapico, che offriva benefici modesti con rilevanti problemi di tossicità”.  Lo studio ha messo a confronto docetaxel e nivolumab in pazienti già trattati con chemioterapia standard.

Lo stesso anticorpo monoclonale è stato testato in pazienti con adenocarcinoma, un altro tipo di tumore al polmone che insieme al NSCLC rappresenta l’80-90% di tutte le neoplasie di questo organo, con risultati altrettanto buoni. “Nell’organismo dei pazienti oncologici si creano dei check point che bloccano lo sviluppo dell’aziende dei linfociti T, le cellule del sistema immunitario che potrebbero combattere il tumore”, spiega Crinò. “Sulle cellule tumorali e sui linfociti T si sviluppano delle molecole che fra loro si legano a formare questo check point. Nivolumab ha come target il PD1, che è la molecola che si forma sulle cellule T, impedendo al blocco di funzionare”.

Gli studi clinici sono stati sospesi prima della loro fine naturale perché il braccio sperimentale stava ottenendo risultati troppo vantaggiosi. l farmaco è già stato approvato dall’ente regolatorio statunitense (FDA, Food and Drug Administration), il 4 marzo scorso, per il trattamento dei pazienti con NSCLC squamoso metastatico in progressione durante o dopo chemioterapia a base di platino. In attesa del via libera dell’EMA, che è atteso per l’estate, in Italia è stato istituito un programma di accesso esteso grazie al quale può essere prescritto.

“I dati a disposizione sono ancora poco maturi per poter parlare di lungosopravviventi in questa neoplasia grazie all’immuno-oncologia”, continua il prof. Crinò, che è anche coordinatore delle Linee Guida sul tumore del polmone dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). “Ma, alla luce della tendenza già vista in precedenti studi condotti con questa nuova arma nel melanoma, è molto probabile che queste percentuali di sopravvivenza si mantengano anche negli anni successivi”.

L’approccio anti PD1 può funzionare anche in altri tumori, come dimostrano i primi risultati di studi nel rene, nel colon retto con particolari mutazioni, nel cervello. “Dalle analisi di sottogruppo che abbiamo svolto si è reso evidente che maggiore è l’espressione del ligando PDL1 nelle cellule maggiore è la risposta alla terapia. E si tratta di molecole che vengono espresse da tutte le cellule tumorali quindi ci sono buone possibilità che funzioni anche in altri tumori”, conclude Crinò.

2 Commenti

  1. Negli stati uniti sono stati approvati 2 farmaci che attualmente vengono preferibilmente usati assieme. Purtroppo il costo della terapia è esorbitante, può arrivare ad un quarto di Milone all’anno…però si parla di una tipologia di tumore che molte volte non da un anno di vita.

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