Gli effetti dell’alcol sul feto sono noti e le future mamme sanno bene quanto è importante astenersi dal consumo prima di programmare una gravidanza (e durante). Quello che non si conosceva (o meglio che si sapeva solo in parte) è che anche le abitudini alcoliche dei papà prima del concepimento possono influire sulla gravidanza e sul benessere del feto e del bambino. È quanto emerge da uno studio sull’esposizione all’alcol nei topi condotto dall’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio Nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) in collaborazione con il Centro di riferimento alcologico della Regione Lazio diretto da Mauro Ceccanti, pubblicato sulla rivista Addiction Biology.
Nello studio i ricercatori hanno somministrato l’equivalente di alcol corrispondente nell’uomo adulto a un consumo cronico pluriennale e li hanno quindi fatti accoppiare con femmine che non avevano assunto alcol. L’effetto? I figli sono più sensibili agli effetti gratificanti dell’alcol, con possibili ripercussioni anche sulla vita adulta, come ci spiega Marco Fiore, ricercatore dell’Ibcn-Cnr e coordinatore dello studio.
Dottor Fiore, come è nata l’ipotesi che anche le abitudini alcoliche dei padri possano incidere sull’esito della gravidanza e sulla salute del feto e del bambino?
“La questione padre alcolista e salute del bambino è argomento di discussione da più di 30 anni. Noi volevamo studiare se i fattori di crescita neuronali – proteine che regolano il funzionamento, la crescita e lo sviluppo delle cellule neuronali e non solo – fossero o meno coinvolti dal momento che è ben risaputo un loro ruolo nel danno indotto da madri alcoliste al feto”.
Che effetti può avere l’alcol?
“L’alcool è un composto oltre che teratogeno anche mutageno. Può quindi alterare il Dna del figlio. Nel lavoro si ipotizza oltre ad un effetto mutagenico anche una trasmissione tra padre e figlio di tipo epigenetico. L’epigenetica indica modificazioni del fenotipo senza alterare il genotipo, ovvero senza modificare la sequenza del Dna. Un cambiamento di tipo epigenetico è ereditabile di padre in figlio e non altera la sequenza nucleotidica di un gene ma la sua attività. In altre parole cambia il funzionamento del gene attraverso meccanismi ancora non chiari e compresi”.
Cosa avete osservato nel vostro studio?
“Nel nostro modello animale – il topo, un ottimo modello di danno indotto da alcool perché gli effetti che l’alcool produce nel topo sono molto simili a quelli che si osservano nell’uomo- abbiamo visto alterazioni cerebrali a livello dei fattori di crescita. Proteine come detto che regolano il funzionamento, la crescita e lo sviluppo delle cellule neuronali, e non solo. A seguito di queste alterazioni ci può essere una cascata di effetti deleteri più o meno gravi. Il più studiato e conosciuto è il ritardo nell’apprendimento nei figli di padri alcolisti. Va detto però che è molto diffusa l’ipotesi che siano il contesto culturale e la predisposizione psicologica dell’ambiente familiare a determinare in qualche modo il rischio di abuso di alcol”.
Con il vostro studio dimostrate che l’esposizione paterna è in grado di indurre nei figli una maggiore sensibilità agli effetti gratificanti dell’alcol, e che questo potrebbe determinarne nella vita adulta un maggior rischio di abuso. In che modo questo può succedere?
“Non lo sappiamo al 100%. Abbiamo visto il danno dei fattori di crescita cerebrali che hanno un ruolo anche nel comportamento alimentare e nelle dipendenze. Abbiamo visto alterazioni a livello del sistema della dopamina, un neurotrasmettitore che regola anch’esso i fenomeni della dipendenza. Ulteriori studi sono in corso”.
Quali saranno gli sviluppi futuri di questa ricerca?
“Il problema degli sviluppi futuri è legato ai finanziamenti. Sono talmente esigui che diventa difficile pianificare una sperimentazione. Una direzione, in caso di presenza di fondi, che a noi piacerebbe seguire è l’analisi nei figli di una serie di sistemi di neurotrasmettitori che hanno un ruolo nella dipendenza da alcool, come l’acetilcolina, il GABA, la serotonina per comprendere meglio i meccanismi della dipendenza e per trovare eventuali farmaci”.
Alla luce dei risultati ottenuti quali consigli darebbe ai futuri padri?
“Rinunciate all’alcool se si prevede una gravidanza. Anche se non sappiamo quali dosi abbiano determinati effetti con certezza, il consiglio rimane questo”.
Riferimenti: Addiction Biology Doi: 10.1111/adb.12255
Credits immagine: p.s.v./Flickr CC