I cambiamenti del sistema visivo come indicatori precoci del Parkinson. Spesso trascurati o non diagnosticati, questi sintomi possono precedere anche di diversi anni la comparsa dei più noti disturbi motori, fornendo segnali importanti per una diagnosi precoce. È quanto emerso da uno studio condotto dall’Università degli studi di Messina e pubblicato su Radiology.
La malattia di Parkinson è una condizione neurodegenerativa – con evoluzione lenta ma progressiva – che rientra in un gruppo di patologie definite “disordini del movimento”. Conosciuta prevalentemente per disturbi quali tremori, rigidità, lentezza dei movimenti e perdita dell’equilibrio, la malattia può presentarsi, specie nelle fasi iniziali, anche con disturbi vegetativi, dell’olfatto, del sonno, dell’umore e della vista.
“Il Parkinson in effetti è sempre stato considerato solamente come un disordine motorio – afferma Alessandro Arrigo, coordinatore del gruppo che ha condotto lo studio presso l’Università di Messina e specializzando in oftalmologia presso l’IRCCS San Raffaele di Milano – ma quando compaiono tremori e alterazioni del movimento, la degenerazione dopaminergica è in realtà già molto grave. Sono invece i disturbi come quelli visivi, precoci rispetto ai primi, ad essere degni di particolare interesse. Numerosi studi hanno infatti evidenziato la presenza di un danneggiamento della retina nei pazienti con Parkinson. Noi ci siamo chiesti se l’alterazione fosse limitata solo alla retina o se fosse invece più estesa”.
Il team di ricercatori, composto da oftalmologi, neurologi e neuroradiologi, grazie a una particolare tecnica di imaging – chiamata risonanza magnetica di diffusione e basata sull’analisi dei movimenti delle molecole d’acqua in un tessuto – ha infatti indagato le condizioni delle componenti intracraniche del sistema visivo di 20 pazienti (11 uomini e 9 donne) con nuova diagnosi di Parkinson e 20 pazienti sani. I ricercatori hanno così osservato anomalie significative a carico delle strutture prese in esame: alterazioni a livello di nervo e chiasma ottico, delle radiazioni ottiche, riduzione della sostanza bianca a livello della corteccia visiva, ma anche variazione della concentrazione della sostanza grigia, con conseguente danno alle strutture di elaborazione e trasmissione dell’informazione visiva.
“Il passo successivo è ora riuscire a discriminare tra problemi visivi fortemente indicativi di un esordio di Parkinson e sintomi invece riconducibili ad altre patologie, dopodiché bisogna capire come effettivamente procede il danno alle strutture visive, sviluppando delle tecniche ad hoc. Fatto ciò si possono gettare le basi per arrivare a una diagnosi precoce“, spiega il ricercatore. Tutti i 5 sensi, continua Alessandro Arrigo, sono importanti, ma avere problemi visivi ha un forte impatto sulla vita di tutti i giorni in termini di autonomia, “È dunque fondamentale per neurologi, oculisti e medici di base essere a conoscenza della loro presenza e quindi della necessità di valutare il paziente a 360° e non più solamente per i disturbi motori. Solo così è possibile fornire le cure necessarie, al fine di garantire una buona qualità di vita”
L’auspicio dei ricercatori è quindi che il presente studio rappresenti un punto di partenza importante per ulteriori ricerche, così da arrivare finalmente a una diagnosi e a un trattamento precoci, che possano influire positivamente su qualità e aspettative di vita dei pazienti.
Riferimenti: Radiology