Meduse alla conquista dei mari

Temibili ed eleganti nei loro movimenti, le meduse potrebbero presto trasformare le nostre acque in un “oceano gelatinoso”. Come? Occupando il posto lasciato libero dai pesci planctivori (quelli cioè che si alimentano dei piccoli organismi sospesi nella colonna d’acqua), in forte diminuzione a causa della pesca eccessiva. E non si limiterebbero a sostituirli fisicamente: le meduse sarebbero dei predatori altrettanto efficienti dei pesci. Lo rivela un gruppo di ricercatori guidati da José Luis Acuña, della Universidad de Oviedo (Spagna), in uno studio pubblicato su Science.

Entrambi predatori, pesci e meduse si guadagnano il cibo durante gli spostamenti. Ma se i primi cacciano a vista e hanno la possibilità di inseguire le prede, gli altri, privi di occhi e flemmatici nei movimenti, le individuano al tatto dopo averle avvicinate ai tentacoli creando dei vortici d’acqua con le pulsazioni dell’ombrella. Com’è possibile dunque che siano alla pari in quest’attività? Come spiegano i ricercatori, l’abilità di un predatore non si misura soltanto dal numero di prede catturate e dal tasso di ingestione (che a parità di dimensioni risulta essere più basso nelle meduse) ma anche da altri fattori, come l’efficienza con cui l’energia ottenuta dal cibo viene convertita in crescita e aumento delle popolazioni. Ovvero nel modo in cui i bottini di caccia sono trasformati in biomassa, la quantità di carbonio contenuta in un organismo vivente, che in una medusa – fatta per lo più di acqua – è molto bassa.

Nello studio gli scienziati hanno confrontato il bilancio energetico (un indicatore della biomassa) di diverse specie di pesci e meduse, calcolato sottraendo il tasso di respirazione all’energia ottenuta dall’ingestione delle prede. Ai fini del calcolo, inoltre, sono stati valutati e messi a confronto per ogni specie anche altri parametri, come il tempo impiegato ogni giorno per la ricerca di cibo, la densità delle prede e il tasso di cattura.  

I risultati ottenuti indicano che, a parità di biomassa, le due classi di predatori hanno tassi di cattura e di respirazione sovrapponibili, e simili probabilità di crescita. Quindi, come spiega Acuña, le meduse non sembrano essere svantaggiate dal meccanismo di predazione adottato, anzi si ingegnano per ottimizzare al massimo quanto a loro disposizione. Così non potendo contare sulla vista, tendono ad aumentare le dimensioni corporee per incrementare le probabilità di cattura e limitano gli sprechi energetici muovendosi lentamente o sfruttando le correnti marine per gli spostamenti.

È grazie a questi stratagemmi dunque che le meduse sono diventate predatori competitivi, come spiega Acuña: “Utilizzando il loro primitivo sistema alimentare questi animali raggiungono tassi di produzione istantanea simili a quelli dei pesci, e sono in grado di trarre vantaggio dai cambiamenti dell’ecosistema causati dalla pesca eccessiva”.

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1205134

Credits immagine: José Luis Acuña e Julio Arrontes, University of Ontario

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