Pietro Greco
Einstein aveva ragione
Scienza Express 2012, pp. 306, euro 10,00
La figura di Albert Einstein è quasi unica al mondo: benché si tratti di uno scienziato, gode di generale simpatia e rispetto, sia come modello di uomo che come intellettuale sapiente. È, insomma, una delle figure mitologiche di quel mondo contemporaneo che non accetta più la mitologia e affoga deliberatamente nel gossip chiunque si distingua: è la confusione tra le star e i geni che arricchisce i rotocalchi, non la comprensione di quello che fanno gli umani dotti di intelligenza eccezionale.
Pietro Greco, uno dei giornalisti “scientifici” più raffinati di cui possiamo vantarci in Italia, è stato da tempo catturato dalla figura umana esemplare di Einstein e gli ha dedicato moltissimo del suo lavoro; questa volta, opportunamente per il perdurante trogloditismo conflittuale del mondo in cui viviamo e che non ha ancora vinto la guerra alla guerra, Greco vuole raccontare Mezzo secolo di impegno per la pace del Grande, cucendolo al complesso insieme di pensieri in cui quell’impegno si è sviluppato. Ma, come Greco dice sfidando i pregiudizi che ancora condizionano le credenze pedagogiche, il pacifismo einsteiniano sboccia addirittura come un’attitudine istintiva, sin da quando, bambino, Albert provava una forte ripugnanza per ogni manifestazione militare. “E quello di Einstein” – scrive Greco – è un pacifismo critico (perciò criticabile e criticato), che potremmo definire laico, perché fondato non su valori assoluti, ma su una capacità di analisi politica piuttosto profonda. Ed è un pacifismo che ha sortito risultati concreti, significativi e verificabili”.
Una scoperta di Einstein risalente al 1905, “annus mirabilis”, è forse la formula più famosa della storia della fisica. E’ la formula della equivalenza massa-energia, diffusa ovunque con E =mc2, dove c è la famosa velocità della luce, chiave di volta della scomparsa dell’etere cosmico che Einstein ebbe il coraggio di porre alla base delle sue idee sullo spazio-tempo. L’equivalenza massa-energia fece della materia dell’universo una gigantesca polveriera, che si esibiva lontano da noi nel cuore delle stelle ma che i fisici avrebbero potuto sperimentare nei loro laboratori. Nel § Il pacifista di fronte al nazismo incomincia il travaglio dello scienziato, ormai esule da un’Europa che si popola di pericoli che nessuno avrebbe creduto possibili dopo tanta strada già percorsa dall’umanità evoluta. Arriviamo così al Cap. 4. “Einstein e la bomba”, che si apre con un fatto storico della cui portata nessuno di noi poteva farsi un’idea, all’epoca. Il paragrafo che ne parla si intitola sobriamente La lettera: è la famosa lettera di Einstein a Roosevelt, nella quale il presidente degli Stati Uniti viene avvertito del fatto che, stando ai risultati di Enrico Fermi e Leo Szilard, anch’essi rifugiati in America, una bomba nucleare di potenza senza precedenti potrebbe essere realizzata e c’è motivo di credere che i nazisti, già avviati nella loro folle corsa al dominio del mondo, abbiano esperti e mezzi per costruirla.
La storia successiva è ben nota, ma Pietro Greco la arricchisce di documenti preziosi per capire come sia possibile solo a due colossi come il Presidente del paese più evoluto e ricco del mondo e lo Scienziato più famoso del mondo dialogare su una possibilità da cui quel mondo sarà cambiato per sempre. La trappola delle “responsabilità personali” è sempre in agguato sotto la scrivania dei giornalisti, ma Greco non ci casca e la storia merita di essere riletta con attenzione. E’ da lì che nasceranno gli scrupoli e le riflessioni che faranno sì che le due bombe su Hiroshima e Nagasaki saranno le sole mai adoperate nel corso di una guerra; e nasceranno le intese tra tutti gli scienziati del mondo ad evitare la possibile autodistruzione dell’umanità, fino a quel Manifesto che Bertrand Russell chiese ad Einstein di firmare giusto poco prima che morisse e che è rimasto come l’ammonimento più severo mai proposto da una comunità scientifica.
Il libro si conclude mostrando come la coscienza creata da Einstein e trasmessa ai suoi colleghi fosse tutt’altro che un moto dello spirito; piuttosto una consapevolezza del ruolo che la comunità, sin d’allora marginale e accettata con concezioni utilitaristiche e consegnata alla benevolenza dei militari, potesse avere nella crescita pacifica della comunità umana. I lettori di Sapere e Galileo sanno quanto questa consapevolezza ci è cara e quanto l’Unione Scienziati per il Disarmo (USPID) sia attenta nello svilupparla in Italia. Ma un grazie! sentito va anche al nostro amico Pietro Greco per avere pubblicato questo importante capitolo di storia contemporanea.