Da quando è stata prodotta per la prima volta nel 1950, la plastica ha raggiunto quota 9 miliardi di tonnellate. E la maggior parte è stata gettata nelle discariche e nell’ambiente. A lanciare l’allarme su Science Advances sono stati i ricercatori della University of Georgia e della University of California che hanno condotto la prima analisi a livello mondiale della produzione, utilizzo e destino di tutte le materie plastiche, riuscendo a calcolare la quantità totale di plastica finora prodotta. Dallo studio è emerso chiaramente che la produzione globale di plastica è cresciuta rapidamente negli ultimi decenni (da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 400 milioni di tonnellate nel 2015), superando molti altri materiali artificiali come acciaioe cemento. Ma finora, come fanno notare i ricercatori americani, sono state del tutto trascurate informazioni fondamentali sul reale destino della plastica, ovvero quanta ne viene riciclata, quanta bruciata e quanta invece finisce come rifiuto. “Quasi la metà di tutto l’acciaio che produciamo viene impiegato nel settore dell’edilizia e quindi sarà utilizzato per decenni. La plastica è l’opposto”, spiega Roland Geyer, autore dello studio. “Infatti, la metà di tutte le materie plastiche diventa uno scarto dopo circa quattro anni di utilizzo”.
Oggi, il mercato più grande di questo materiale è l’imballaggio, la cui crescita è stata accelerata da un progressivo passaggio in tutto il mondo dei contenitori riutilizzabili a quelli monouso, o usa e getta. Di conseguenza, come evidenzia lo studio, la quota di materie plastiche che finiscono nei rifiuti solidi urbani dei paesi a medio e alto reddito è aumentata da meno dell’1% nel 1960 a oltre il 10% nel 2005.
Inoltre, nella loro analisi, Roland Geyer e il suo team di ricercatori hanno dimostrato che nel 2015 delle 8, 3 tonnellate di plastica prodotte, quasi 7erano già diventate rifiuti. Di questi solo il 9% è stato riciclato, il 12% è stato bruciato, utilizzando trattamenti termici come la combustione o la pirolisie il 79% è stato accumulato nelle discariche e nell’ambiente. Come precisano i ricercatori, il riciclo ritarda semplicemente, anziché evitare, lo smaltimento di plastica, a meno che non si riduca la nuova produzione di plastica. Mentre l’incenerimento può avere numerosi effetti negativi sull’ambiente e sulla salute.
Inoltre, nessuna delle plastiche comunemente utilizzate è biodegradabile. In altre parole, la plastica che viene gettata via si accumula anziché decomporsi. “La maggior parte delle materie plastiche non si biodegradano in alcun modo, tanto che i rifiuti potrebbero durare per centinaia o anche migliaia di anni”, spiega Jenna Jambeck, coautore di studio. “Il nostro studio sottolinea la necessità di pensare in maniera più critica ai materiali che usiamo e alle pratiche di gestione dei rifiuti”.
Infine, se il ritmo attuale di produzione di plastica non mostrerà segni di rallentamento, i ricercatori prevedono che entro il 2050 oltre 12 miliardi di tonnellate di rifiuti di plastica saranno gettati nelle discariche o nell’ambiente. Tanto per renderci conto, 12 miliardi di tonnellate sarebbero equivalenti a circa 35mila volte il peso dell’Empire State Building.
Via: Wired.it