Sono forse i funghi più famosi legati alle infezioni, ma sul mondo delle tante specie di Candida non sappiamo tutto, anzi. Conoscere come si sviluppano e si riproducono le diverse specie del genere fungino è invece importante per migliorare strategie di cura e prevenzione. Un passo in questa direzione è stato compiuto oggi da uno studio pubblicato su Current Biology, guidato dal Centre for Genomic Regulation di Barcellona. La ricerca mostra come il fungo Candida glabrata, tra i principali responsabili delle candidosi non albicans (ovvero quelle dovute alla specie C.albicans), si riproduce anche sessualmente, al contrario di quanto ritenuto finora dagli scienziati. Un elemento questo che potrebbe avere implicazioni significative, dato che la trasmissione di geni da una generazione del fungo alla successiva potrebbe portare a forme via via più resistenti ai farmaci.
Nel genoma della Candida glabrata, seconda per frequenza e aggressività soltanto alla Candida albicans, sono presenti anche alcuni geni associati alla riproduzione sessuata, ma fino ad oggi non era noto se il fungo utilizzasse questi geni per riprodursi sessualmente. Per capirlo, i ricercatori hanno analizzato 33 esemplari di questo fungo, prelevati da individui asiatici, americani ed europei che avevano la candidosi.
I risultati della ricerca hanno evidenziato un’elevata varietà genetica – superiore a quella osservata nella Candida albicans – compatibile solo con la riproduzione sessuata e con il conseguente mescolamento del patrimonio genetico di ceppi diversi. Ma non solo: i dati genomici raccolti hanno permesso di ricostruire l’albero filogenetico del fungo e di individuare i sette ceppi originari, inizialmente localizzati in diverse aree geografiche e solo recentemente venuti in contatto con l’essere umano, probabilmente a seguito dell’aumento degli spostamenti della nostra specie. Come raccontano i ricercatori, inoltre, la Candida glabrata sembra aver sviluppato la capacità di colpire l’essere umano soltanto in epoca recente. Questo dato è emerso dall’analisi dell’evoluzione dei geni che codificano per – che cioè producono – le proteine presenti nelle pareti cellulari, in particolare le adesine, quelle che si attaccano all’ospite, nel caso specifico l’essere umano.
Lo studio offre diversi elementi di supporto allo sviluppo di nuove strategie di cura e prevenzione delle candidosi, basate sia sulla miglior conoscenza delle modalità di trasmissione e di riproduzione di Candida glabrata sia sulla consapevolezza della superiore varietà genetica di questo fungo rispetto ad altri del genere Candida.
Riferimenti: Current Biology