Spirito critico, rifiuto dell’irrazionale e di ogni pregiudizio, volontà di comunicare con tutti ma in modo rigoroso, senza concessioni a idee accattivanti o suggestioni del momento. E un unico incrollabile convincimento: il primato del metodo scientifico, unico antidoto contro il pericolo numero uno dell’umanità, il fondamentalismo, che considera “fatti” quelli che sono opinioni del tutto soggettive. E’ questo l’ “imprinting” che Carlo Bernardini ha lasciato sulla redazione di Galileo, che per oltre un decennio ha realizzato la rivista Sapere da lui diretta, portando anche sul web i suoi apprezzatissimi editoriali, a tutt’oggi consultabili.
Da direttore di lungo corso di una rivista di divulgazione della scienza, Bernardini aveva imparato a conoscere pregi e difetti del giornalismo scientifico italiano. E con la sua affettuosa ironia si divertiva a punzecchiare noi redattori alle prime armi, sottolineando ogni nostro strafalcione, ogni nostra piccola sciatteria. Aveva a cuore la chiarezza, la pulizia, la linearità di linguaggio e di concetto. E per contro non tollerava le frasi fatte, le metafore logore, l’approssimazione, e in generale certe derive superficiali del nostro mestiere. Per questo prendeva bonariamente in giro i decani della professione, di cui pure riconosceva lo spessore. Così, una volta che evidentemente passammo il segno sulle pagine di Sapere, ci fece arrivare questa sorta di decalogo:
E’ un decalogo che ancora campeggia sulle nostre scrivanie. Oggi lo abbiamo riletto con gratitudine e commozione, ma senza trattenere un sorriso. Ciao Carlo, grazie di tutto.