Questa breve nota è un personalissimo ricordo di un amatissimo amico fraterno, di un maestro di scienza e di vita, di una presenza costante nella mia vita per quasi quarant’anni. Credo di non esagerare affermando che in tutto questo tempo di qualunque problema e iniziativa ho sempre ragionato con Carlo e con Carlo condiviso l’impegno nell’USPID (Unione Scienziati Per Il Disarmo) e nell’Osservatorio per la Ricerca (OsR), per esempio. L’OsR era nato nel 2002 per contestare, con rigore e proposte meditate, la riforma Moratti, nel tentativo instancabile da parte di Carlo di dimostrare che la ricerca di base, la produzione di nuove conoscenze è la base di qualunque crescita culturale e tecnologica. Capitava che si ragionasse assieme, per telefono, su una qualche questione o iniziativa da prendere e, spesso, dopo un paio d’ore Carlo mi mandava due-tre pagine lucide e risolutive, nel suo stile pulito ed elegante. Naturalmente, con Carlo, ho vissuto anche momenti di spumeggiante allegria, a giro in qua e là o casa sua con un camparino prima e un whiskino dopo cena.
Conoscevo Carlo Bernardini tramite letture diverse, ma l’ho incontrato per la prima volta di persona in uno dei primissimi incontri tra i fisici che furono poi i fondatori dell’USPID, verso la fine del 1981, a Perugia, in occasione del congresso della Società Italiana di Fisica. La discussione verteva su quali potevano e dovevano essere le caratteristiche, i compiti, gli interlocutori di un’associazione che riunisse scienziati attenti ai problemi internazionali e alla coesistenza pacifica, capaci e volenterosi di usare le loro competenze per studiare i problemi del disarmo e della corsa agli armamenti, tentare di fornire analisi, prospettare soluzioni. Il ruolo di Carlo fu decisivo: la fiducia e la stima che tutti avevamo per lui ci rese facile accogliere i suoi suggerimenti (e chi ricorda quanto distanti potevano essere le posizioni di alcuni di noi non ha difficoltà a immaginare quanto difficile e delicato sia stato il compito di Carlo).
Una delle concause dell’esigenza di creare quella che poi sarà l’USPID fu la percezione viva e allarmante del problema dell’installazione dei cosiddetti “Euromissili” (Pershing II e Cruise, ambedue vettori di testate nucleari), in risposta all’installazione da parte dell’Unione Sovietica dei missili SS-20 puntati sull’Europa occidentale. In quell’occasione, per iniziativa di scienziati come Edoardo Amaldi, Francesco Calogero, Carlo Schaerf, Roberto Fieschi e (naturalmente) Bernardini, fu stilato un manifesto che analizzava tale problematica e che – a differenza da quella che era e ancora è la prassi corrente nei dibattiti politici in Italia – cercava di presentare in modo ragionevolmente obiettivo sia le argomentazioni a favore sia quelle contro tale installazione. Quel documento, che fu poi sottoscritto da larga parte della comunità scientifica del nostro Paese, si concludeva con l’auspicio che un accordo internazionale eliminasse la necessità di procedere alla installazione degli Euromissili in Europa Occidentale. Nel Novembre del 1982, il documento veniva consegnato da una delegazione guidata da Edoardo Amaldi al Presidente della Repubblica, Sandro Pertini.
Nel novembre del 1982 l’USPID era già stata costituita e aveva già una sua struttura organizzativa, molto primitiva ma abbastanza efficiente. Il suo dichiarato intento era di favorire un dibattito in Italia sulle problematiche della corsa agli armamenti e il disarmo, senza mai prendere posizioni che non fossero rigorose e condivise. Tra gli obiettivi dell’USPID, oltre al lavoro di studio e ricerca sui temi sopra accennati, va ricordato l’impegno (direi puntualmente assolto ormai da quasi quarant’anni) a fornire un’informazione aggiornata e quanto più possibile obiettiva su queste problematiche al mondo politico (sempre assai poco recettivo, in verità), ai mezzi di comunicazione, alle scuole e ai cittadini interessati in generale.
Tutti noi “vecchi” dell’USPID sappiamo che Carlo fu tra i primi e i più autorevoli a comprendere e sostenere l’utilità di creare uno spazio culturale dove ciò fosse possibile – essendo naturalmente inteso che chiunque partecipava a tale nuova istituzione era poi del tutto libero di fare le proprie battaglie pro o contro specifiche scelte politiche, però in altra sede, rinunciando cioè a strumentalizzare l’USPID come mezzo di una battaglia politica o peggio ancora di un’azione propagandistica a favore di una parte politica.
Nel 1983 Carlo divenne direttore di Sapere, che rinasceva così grazie al suo impegno e alla sua competenza, sia come divulgatore in prima persona (con una straordinaria capacità di scrivere in limpido ed elegante italiano), che come Direttore, informatissimo su quel che succedeva nel mondo della scienza e capace di trovare e motivare collaboratori volontari. In Italia esiste una tradizione di divulgazione scientifica, che ha avuto ed ha alcuni eccellenti cultori, ma è anche infestata da alcuni emeriti cialtroni. Ed è un settore culturale importante, tanto più in un Paese che per ragioni varie ha teso e tende a relegare la cultura scientifica a un ruolo secondario.
Nel frattempo l’USPID continuò a consolidarsi ed acquistare credibilità e visibilità. In una riunione del CS dell’USPID fu messo in evidenza quanto importante sarebbe stato organizzare un Convegno internazionale sui temi del disarmo e del controllo degli armamenti, nello stile USPID: un’occasione di dibattito per analizzare le ragioni di certe scelte, mettendo a confronto aperto e approfondito posizioni e strategie, invitando al convegno autorevoli esperti di tutti i blocchi.
Carlo pensò che la sua credibilità personale potesse e dovesse essere spesa anche per l’USPID e andammo a parlare con il Sindaco di Rosignano Marittimo, Beppe Danesin (altro personaggio straordinario). Meno di un anno dopo, nell’ottobre del 1985, si tenne il primo dei Convegni Internazionali di Castiglioncello (che ancora oggi si tengono ogni due anni), dedicato a “Le armi nucleari e l’Europa”. Ancora una volta Carlo trovò il modo migliore di dare risonanza agli Atti del Convegno, che – curati da Paolo Cotta Ramusino (oggi Segretario Generale del Pugwash) e da me – furono pubblicati da una rivista prestigiosa come Scientia.
Nel 1986 Carlo contribuì in maniera determinante all’organizzazione delle Lezioni sulle armi (la prima delle quali fu tenuta da Edoardo Amaldi), fatte da alcuni di noi al Dipartimento di Fisica dell’Università di Roma. Le fece registrare su cassetta per l’ Archivio Storico del Movimento Operaio e le pubblicò su Sapere.
Furono questi, promossi e fatti da Carlo, i primi passi verso il riconoscimento “accademico” del valore culturale e scientifico di certe nostre attività “didattiche” che – in qualche caso – hanno poi portato all’istituzione di Corsi di insegnamento o di Laurea in Scienze della Pace (a Pisa e Bari, per esempio, e a Milano corsi sulle armi nucleari).
Nel 1986, il valore dell’impegno di Carlo e dei risultati da lui ottenuti fu riconosciuto dall’attribuzione, come Direttore di Sapere, del premio Colombe d’oro per la Pace, istituito dall’Archivio Disarmo, allora presieduto dal Sen. Luigi Anderlini.
Nel Febbraio del 1987 Carlo partecipò al Forum di Mosca, voluto dallo stesso Gorbaciov (e per organizzare il quale anche l’USPID ebbe un suo ruolo considerevole) per gettare le basi di un nuovo approccio ai problemi della sicurezza nazionale e internazionale, non più basato sulla corsa agli armamenti. E sta di fatto che in tempi relativamente brevi fu possibile arrivare alla stipula, ratificazione, implementazione e verifica del Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) dello stesso 1987, che portò allo smantellamento di armi nucleari già schierate (gli SS20, i Pershing II e i Cruise) l’eliminazione delle quali era stata auspicata dal documento dei Fisici del 1982 al quale accennavo prima.
Al Forum di Mosca del 1987 incontrammo Luciano Berio, con Carlo gli chiedemmo se era disposto a tenere – gratis data l’inesistente disponibilità economica dell’USPID – un concerto in occasione del prossimo Convegno di Castiglioncello. Il concerto ci fu. E ci fu anche per l’edizione successiva.
Credo che pochi più di me sappiano che cosa ha voluto dire Carlo per l’USPID. E tutto con una leggerezza ed una grazia che, al momento, ti facevano sembrare che tu avessi fatto tutto quasi da solo. Nel 1985 riuscimmo ad ottenere la convenzione con il Ministero della Difesa per avere obiettori di coscienza assegnati all’USPID. Non credo sarebbe stato possibile senza l’aiuto del sen. Gigi Anderlini e non credo avremmo potuto avere l’aiuto di Gigi senza l’impegno di garante di Carlo. Non riesco a ricordare un rifiuto di Carlo a partecipare a una riunione, a una tavola rotonda, a fare una conferenza a rendere credibile e autorevole quello che andavamo facendo.
I libri e gli articoli che Carlo ha scritto, come i libri che ha fatto pubblicare da Dedalo sono patrimonio culturale comune. Voglio ricordare solo La coscienza si chiama Hiroshima, il libro di Leo Szilard curato da Carlo per gli Editori Riuniti nel 1985 e Fisica Vissuta (Codice, 2006) dal quale cito una visione di Carlo che penso tutti noi dobbiamo aver sempre presente “La Fisica progredisce con i bagliori delle grandi idee, ma anche con la moltitudine delle fiammelle di ideuzze, che non danno fama ma “rischiarano il panorama”. Ecco: oltre che ai giovani, è ai miei simili che voglio parlare, tra le righe, perché penso che siamo stati utili anche noi normali; e lo si può essere con dignità e compiacimento. Per i più giovani, questo messaggio equivale a dire: l’importante è che ciò che fate vi piaccia, non che riusciate a esibirvi sulle gazzette.”
Sono molte le ragioni che mi fanno essere grati a Carlo. Personalmente, considero l’amicizia fraterna con Carlo un gran bel regalo e gliene sono profondamente grato. E gli sono grato anche di avere condiviso con me la memoria che aveva del passato, dei fatti e degli uomini, in particolare di quelli che gli erano tra i più cari, come Edoardo Amaldi, Bruno Touscheck, Felice Ippolito, Tullio De Mauro.
Oggi sono molti i ricercatori che riconoscono di lavorare e studiare stando sulle spalle dei giganti che hanno avuto come maestri. Per me Carlo è stato un “gigante buono”, perché non solo mi ha portato sulle spalle per quasi quarant’anni, ma mi ha anche sempre tenuto per le mani, come si fa con i bimbetti, per evitarmi rovinose cadute.