Così simile, eppure così diversa. Borisov, la prima cometa interstellare individuata nel nostro Sistema solare, ha molto in comune con quelle nostrane: non solo il cianogeno, un gas tossico presente nelle chiome di tutte le comete solari, ma anche acqua. Un elemento comune in questi corpi celesti composti, di norma, da un agglomerato di ghiaccio, rocce e polveri. Ma non scontata in questo caso, vista la provenienza di 2/I Borisov: se le analisi coordinate dal Goddard Space Flight Center della Nasa si riveleranno corrette, infatti, sarà il primo esempio di acqua extrasolare mai osservato all’interno del Sistema solare, e in particolare, a una distanza così ravvicinata dal nostro pianeta.
La scoperta è stata effettuata utilizzando l’Arc Echelle Spectrograph (o Arches), uno spettrografo ad alta risoluzione istallato all’Apache Point Observatory del New Messico. Studiando con questo strumento la luce riflessa dalla cometa 2/I Borisov, il team coordinato dal ricercatore della Nasa Adam McKay ha individuato la presenza di ossigeno attorno al corpo celeste.
Un indizio che McKay e colleghi interpretano come tracce di acqua proveniente dallo scioglimento del ghiaccio presente sulla cometa, dovuto alle temperature crescenti a cui si trova esposta nella sua corsa in direzione della nostra stella. “Se delle molecole di acqua si trovano a sublimare sulla superficie, viengono rilasciate sotto forma di vapore”, spiega McKay sulle pagine del New Scientist. E una volta staccatesi dalla cometa – sottolinea il ricercatore – le molecole di acqua vengono ulteriormente scomposte dall’azione della luce ultravioletta proveniente dal Sole, producendo atomi di idrogeno e di ossigeno.
Dalle analisi effettuate, 2/I Borisov si starebbe sciogliendo piuttosto velocemente: ogni secondo infatti produrrebbe circa 19 chili di vapore acqueo. E nelle prossime settimane è destinata a sciogliersi ancor più rapidamente, visto che continuerà ad avvicinarsi sempre di più alla nostra stella fino ai primi di dicembre, quando raggiungerà il punto di minima distanza dal Sole, e inizierà il viaggio che la porterà ad allontanarsi progressivamente dal nostro pianeta, fino ad abbandonare nuovamente il Sistema solare.
Per ora, è bene ricordarlo, quelle di McKay e colleghi rimangono solamente ipotesi. L’ossigeno individuato dai loro strumenti potrebbe infatti provenire da altre sostanze presenti sulla cometa, come ad esempio il monossido di carbonio o l’anidride carbonica. Serviranno quindi ulteriori osservazioni per fugare ogni dubbio. Ma se l’intuizione di McKay si rivelerà fondata, le osservazioni delle prossime settimane saranno preziosissime per studiare la composizione di un campione di acqua extrasolare a distanza così ravvicinata. E potrebbero rivelare informazioni inestimabili sulla composizione dei sistemi stellari diversi dal nostro. “Viviamo in un Sistema planetario speciale, o anche molti altri assomigliano al nostro?”, si chiede McKay sulle pagine del New Scientist. “La risposta a simili domande ha conseguenze importanti per lo studio dell’origine della vita, e di quanto sia comune nel resto dell’Universo”.
Via: Wired.it
Leggi anche su Galileo: Borisov: ci sono tracce di cianogeno sulla cometa interstellare
Immagine di copertina: via Nasa