Gli asteroidi catturano da sempre la nostra curiosità, destando a volte preoccupazione, mentre in altre ci hanno regalato parecchie emozioni. Ed è per questo che il 30 giugno si celebra l’Asteroid Day, una giornata dedicata agli asteroidi e alle attività di monitoraggio di questi sassi spaziali. Quest’anno, a causa della pandemia del nuovo coronavirus, gli eventi per celebrarli saranno solamente in diretta streaming, organizzati in tutto il mondo, tra cui anche l’Italia (proposti dal Virtual Telescope e l’Unione astrofili italiani). Anche noi a Galileo abbiamo pensato di celebrarli, ricordando 5 asteroidi che, per un motivo o per un altro, hanno segnato la storia dello Spazio.
Chicxulub e i dinosauri
Cominciamo da molto molto lontano. Chicxulub è, infatti, l’asteroide che ben 66 milioni di anni fa si schiantò su quello che è oggi il Golfo del Messico. Il risultato? Il suo impatto con la superficie terrestre, che generò incendi e tsunami, provocò l’estinzione del 75% della vita sulla Terra, mietendo tra le sue vittime più famose i dinosauri. Lo ricorda ancora una volta, e proprio in queste ore, anche un nuvoo studio pubblicato su Pnas, che ribadisce il ruolo di primo piano dell’asteroide sull’attività vulcanica spesso chiamata in causa a spiegare il fenomeno.
Eros, la prima volta su un asteroide
Si chiama 433 Eros ed è un asteroide del Sistema solare scoperto ad agosto del 1898. Eros è il primo asteroide attorno al quale nel 2000 ha orbitato una sonda spaziale, la Near Shoemaker della Nasa. L’anno successivo, la navicella è riuscita a scendere sulla superficie dell’asteroide per svolgere analisi chimiche: è stata la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale.
Ryugu, il bersaglio della sonda Hayabusa 2
Ryugu, scoperto nel 1999 e inserito nella categoria degli asteroidi near-Earth, è un asteroide di circa un metro di diametro di tipo C, o carbonioso. Vale a dire che è ricco di molecole di carbonio e di composti contenenti acqua, gli idrati, preziosi per migliorare la nostra comprensione sull’origine del nostro Sistema solare. A studiare Ryugu è la sonda giapponese Hayabusa 2 che, dopo ben tre anni di viaggio, è riuscita a raggiungerlo e a toccare la sua superficie. Scopo: prelevare attraverso il lancio di mini proiettili preziosissimi campioni di polveri e detriti, che dovranno essere riportati sulla Terra per essere analizzati, si spera per la fine del 2020.
Bennu, arriviamo
Proprio come Ryugu, anche Bennu è stato scoperto nel 1999 ed è simile ai piccoli corpi che si ritiene abbiano creato le condizioni adatte per lo sviluppo della vita sul nostro pianeta, rilasciando con i loro impatti acqua e materiale organico. Da dicembre 2018 a sorvegliarlo è la sonda della Nasa Osiris-Rex che nei prossimi mesi si poserà sulla superficie dell’asteroide, nel tentativo di prelevare campioni che saranno analizzati sulla Terra, si spera, nel 2023.
Florence, il gigante
Nel 2017 è stato segnato un nuovo record: nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre, l’asteroide Florence, scoperto nel 1981 dall’Osservatorio di Siding Spring (Australia), è stato il più grande che si sia mai avvicinato così tanto al nostro pianeta. Secondo le stime, infatti, l’asteroide, di circa 4,4 chilometri nel suo punto massimo, ci è passato a salutare a una distanza di 7 milioni di chilometri, pari a circa 18 volte la distanza Terra-Luna.
Credits immagine di copertina: Nasa/Jpl