Omicron accelera, si moltiplicano i positivi e cambiano le regole per gestire infezioni e casi di contatto, diversificate per chi è immunizzato e chi no. Altra novità riguarda il tampone rapido o antigenico, il cui responso non deve più essere confermato da un test molecolare.
Le nuove regole in vigore dal 31 dicembre nascono principalmente dall’esigenza di non paralizzare il sistema paese tenendo in lockdown centinaia di migliaia di persone. Ma la decisione di eliminare la quarantena per chi è fresco di vaccinazione o di guarigione, nonostante la crescente diffusione di omicron e la sua maggiore contagiosità, è supportata da dati preliminari che indicano un decorso più rapido (con incubazione probabilmente di soli 3 giorni anziché 5) e sintomi in media meno gravi per la variante omicron.
Quello che c’è da sapere sulla variante Omicron 2
Ma vediamo caso per caso cosa cambia nella tempistica con l’avvento della variante Omicron e le nuove regole per chi risulta positivo o per chi ha avuto un contatto stretto a rischio.
Naso che cola, starnuti e niente febbre: potrebbe essere Omicron
Qualcuno dice che Omicron sia tra i virus più infettivi mai visti. Tuttavia, per quanto è stato possibile osservare finora, i sintomi dati da questa variante del Sars-cov-2 sono in media meno gravi, con un più basso tasso di ricovero e di morte. In particolare, sarebbe meno efficace nell’infettare le cellule polmonari. Insomma, omicron sarebbe molto più simile al comune raffreddore, manifestandosi con i sintomi tipici – cioè naso che cola, mal di testa, affaticamento, starnuti e mal di gola – piuttosto che con febbre, tosse continua o perdita del gusto o dell’olfatto, sintomi più tipici della variante delta, che è tutt’ora circolante, va ricordato.
In generale, in presenza di sintomi, anche se non c’è stata un’esposizione nota, è bene contattare il proprio medico ed effettuare un tampone quale che sia, molecolare o antigenico. Con le nuove regole sono equiparati: il tampone rapido non deve più essere confermato da uno molecolare, tranne nei casi in cui il dipartimento sanitario richieda il sequenziamento del virus.
Se il test risulta negativo è bene ripeterlo dopo circa 2 giorni, e forse anche prima se si tratta di un antigenico, meno affidabile in generale e in particolare nel rilevamento di Omicron. Nel frattempo, è bene non smettere di applicare le altre misure, quali mascherine (meglio le ffp2), distanziamento e lavaggio frequente delle mani.
Omicron: meglio i test salivari o i tamponi nasofaringei?
Ma se i sintomi compaiono dopo un contatto stretto con un soggetto risultato positivo è doveroso fare il test, che sia un tampone antigenico rapido o un tampone molecolare: con le nuove regole sono equiparati. Ma quando farlo? Le autorità, come spiegato nella norma, raccomandano di effettuarlo al momento della comparsa dei sintomi e, se questi permangono, dopo 5 giorni dall’esposizione. E nell’attesa si devono indossare sempre mascherine di tipo ffp2. La ripetizione del test serve anche a evitare falsi negativi, che sono più frequenti con il tampone rapido, in quanto la carica virale raggiunge il suo massimo solo dopo alcuni giorni. Secondo alcuni dati, in generale per il coronavirus (e in particolare vale probabilmente anche per omicron) il picco della carica virale potrebbe presentarsi anche 2-3 giorni dopo la comparsa dei sintomi.
Isolamento, come cambia con la nuova norma
Se il test risulta positivo si parla di isolamento (questo il termine corretto, e non quarantena) e anche in questo caso le regole cambiano un po’. Per chi risulta positivo ma ha già ricevuto la terza dose (booster) o è vaccinato con doppia dose da meno di 120 giorni (4 mesi), la durata dell’isolamento cala da 10 a almeno 7 giorni. In questo caso la nuova norma è contenuta in una circolare del Ministero, sempre del 30 dicembre 2021. Per gli altri il periodo rimane di 10 giorni. In seguito, in tutte le situazioni, se non ci sono sintomi da almeno 3 giorni, ci si può sottoporre al tampone finale, quale che sia. Con le nuove regole, infatti, per verificare la negativizzazione e uscire dall’isolamento basta un test rapido, che può essere eseguito anche in una struttura privata, la quale provvederà a comunicarne l’esito alla Asl.
Le nuove regole in caso di contatto con un positivo
Per i “contatti stretti” (qui la definizione del Ministero della Salute) con un individuo risultato positivo a Sars-Cov-2 – ovviamente in assenza di sintomi – non è più richiesta la quarantena nei seguenti tre casi:
- se si è vaccinati con la terza dose (booster)
- se si è vaccinati con doppia dose da meno di 120 giorni (circa 4 mesi, per intenderci)
- se si è guariti da Covid 19 da meno di 4 mesi.
In questi tre casi si può circolare liberamente, ma nei 10 giorni successivi il contatto si deve indossare continuativamente la mascherina ffp2.
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Diversamente, se si è vaccinati con due dosi di vaccino ma da più di 4 mesi si deve osservare una quarantena di 5 giorni e poi effettuare un test (rapido o molecolare) che deve risultare negativo.
In tutti gli altri casi – senza vaccino o con ciclo non completato – la quarantena rimane di 10 giorni con obbligo di tampone finale per poter tornare in circolazione.
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Più poteri al Super Green pass
La attestata guarigione ottenuta con un tampone molecolare o antigenico genera un nuovo green pass (ovvero super green pass) della durata di 6 mesi. E anche per questa certificazione, rilasciata a vaccinati (con qualsiasi dose, anche se appena iniziato il ciclo vaccinale) e guariti da meno di 6 mesi, ci sono novità: dal 10 gennaio 2022 il pass da vaccino o guarigione (e non da tampone) sarà necessario per accedere ai mezzi di trasporto pubblici, a musei, palestre e piscine, centri culturali, centri benessere e termali, sale gioco, parchi divertimento, ristoranti, anche all’aperto, e per consumare al banco. Inoltre c’è l’obbligo di usare la mascherina anche all’aperto, fino al 31 gennaio 2022. E bisognerà indossare sempre una ffp2 al cinema, per assistere a eventi e spettacoli vari (anche all’aperto) e sui mezzi pubblici.