Nonostante l’Oms abbia dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria globale l’11 maggio 2023, il monkeypox virus, il patogeno del cosiddetto vaiolo delle scimmie, non è sparito dal nostro Paese. Ne è la prova il focolaio segnalato nella prima metà di gennaio in Toscana (Firenze e dintorni) e di cui stanno emergendo ora alcuni dettagli.
Focolaio in Toscana
Come riferisce Repubblica Firenze, ci sarebbero una decina di casi di vaiolo delle scimmie nell’area del capoluogo toscano, identificati dopo la segnalazione di un medico del Mugello che ha avuto in cura un paziente sospetto. Le indagini per ricostruire la catena di contatti sono ancora in corso, ma sembra che la maggior parte delle persone contagiate abbia frequentato un locale nell’hinterland fiorentino. Le condizioni dei pazienti non destano preoccupazione e le autorità competenti ritengono che la situazione in generale sia sotto controllo.
La situazione in Italia
Benché ufficialmente l’emergenza sanitaria sia stata dichiarata conclusa, la circolazione del virus anche al di fuori dell’Africa non si è esaurita, fatto che potrebbe dare adito a una recrudescenza dell’epidemia. In Italia il Ministero della Salute ha attivato un Sistema di sorveglianza con Regioni e Province autonome sui casi di Mpox e stila periodicamente un bollettino: l’ultimo disponibile di mercoledì 10 gennaio 2024 segna meno di mille casi di vaiolo delle scimmie confermati nel nostro Paese dall’inizio della pandemia e una situazione complessivamente stabile, anche se annovera un +17 casi rispetto alla rilevazione precedente.
Che cos’è il vaiolo delle scimmie
Visto che il virus ancora circola, è bene fare un ripasso delle nozioni di base.
Identificato per la prima volta in un essere umano nel 1970 (un bambino di 9 anni in Repubblica Democratica del Congo), il monkeypox virus rientra in un sottoinsieme della famiglia Poxviridae, quella dei cosiddetti Orthopoxvirus, a cui appartengono anche il virus del vaiolo umano e il virus del vaiolo bovino. Viene indicato come il patogeno del vaiolo delle scimmie perché fu isolato per la prima volta nei primati non umani, ma si ritiene che il serbatoio animale responsabile della trasmissione siano i roditori.
Quali sono i sintomi
Un’infezione da Mpox nell’essere umano causa una malattia simile ma in genere molto meno grave del vaiolo umano, dichiarato eradicato a livello globale nel 1979 grazie alla vaccinazione.
Si manifesta dopo 1 o 2 settimane dal contagio con i tipici sintomi di un’infezione virale, ossia febbre, mal di testa, sonnolenza e dolori muscolari, a cui poi segue però la comparsa di eruzioni cutanee che possono evolvere in lesioni (vesciche piene di liquido limpido oppure giallastro). Come riporta la pagina del Ministero della Salute, “predominano le lesioni ano-genitali, seguono tronco, braccia e gambe, viso e palmi delle mani e dei piedi. L’eruzione cutanea può anche essere riscontrata sulla bocca, sulla zona perigenitale e sugli occhi”.
I sintomi, in genere, si risolvono da soli, senza particolari trattamenti, nell’arco di 2-4 settimane. Raramente il vaiolo delle scimmie ha ripercussioni gravi o mortali.
Come si contrae
L’Mpox si trasmette per contatto diretto con una persona o un animale infetto oppure con superfici contaminate (vestiti, asciugamani, lenzuola etc). Particolarmente infettive sono proprio le lesioni e i loro fluidi, tanto che in caso di manifestazioni in bocca è possibile trasmettere il virus anche attraverso l’emissione di goccioline respiratorie. Il patogeno entra nell’organismo attraverso piccole lesioni sulla cute, per inalazione e dalle membrane umide di naso, bocca e occhi.
Terapie e prevenzione
Le persone che contraggono il vaiolo delle scimmie vengono in genere trattate per alleviare i sintomi, che, come detto, nella maggioranza dei casi si risolvono entro 4 settimane. Su indicazione del medico curante esiste la possibilità di assumere un antivirale, il tecovirimat. Per limitare la trasmissione del patogeno (e quindi anche le chance di mutazione) i pazienti confermati dovrebbero autoisolarsi.
Per i maggiori di 18 anni, infine, è disponibile anche un vaccino (MVA-BN, virus vaccinico vivo Ankara modificato, prodotto dall’azienda Bavarian Nordic), consigliato soprattutto alle persone ad alto rischio di infezione come il personale di laboratorio e chi ha abitudini sessuali promiscue. In caso di vaccinazione primaria, cioè se non si è mai stati vaccinati prima con la vecchia antivaiolosa (abrogata ufficialmente nel 1981 in Italia, sembra comunque conferire una certa protezione anche nei confronti di Mpox) oppure con il nuovo MVA-BN, sono previste due dosi da 0,5 ml a distanza di 28 giorni.
Via Wired.it
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