Habermas Machine: l’intelligenza artificiale che mette tutti d’accordo

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(Foto: Dylan Gillis su Unsplash)

Avere opinioni diverse è certamente un arricchimento per la società. E tuttavia, a volte ottenere un’intesa attraverso un libero scambio di idee può risultare piuttosto complesso. Quante volte nei dibattiti televisivi o in Parlamento assistiamo a scontri accesi, dove sembra impossibile trovare un punto d’incontro? Ci vorrebbe – oltre al buon senso e alle buone maniere – qualcuno, o qualcosa, in grado di favorire il dialogo. Ora un nuovo studio pubblicato su Science dai ricercatori di Google DeepMind e guidato da Christopher Summerfield dell’Università di Oxford, mostra come l’intelligenza artificiale possa facilitare il dibattito pubblico grazie a un sistema di mediazione basato su modelli di linguaggio avanzati. La ricerca, ispirata alla teoria dell’azione comunicativa del filosofo tedesco Jürgen Habermas, ha dato vita al sistema d’intelligenza artificiale noto come Habermas Machine, uno strumento capace di mediare discussioni su temi controversi, con risultati migliori rispetto ai mediatori umani.

L’Habermas Machine

Gli autori hanno coinvolto oltre 5.000 volontari del Regno Unito, chiedendo loro di esprimere opinioni su temi complessi e divisivi, come ad esempio “dobbiamo abbassare l’età di voto a 16 anni?” o “Il Servizio Sanitario Nazionale dovrebbe essere privatizzato?”. I partecipanti, organizzati in piccoli gruppi, hanno inviato le proprie risposte all’Habermas Machine. Il sistema, racconta Technology Review, ha analizzato le diverse posizioni e generato dichiarazioni che riassumessero al meglio le opinioni di ciascun gruppo. Lo stesso lavoro è stato svolto anche da mediatori umani. I partecipanti hanno poi confrontato le dichiarazioni generate dall’AI con quelle dei mediatori umani, valutando quali rispecchiassero maggiormente le proprie idee.

Le dichiarazioni generate dall’Habermas Machine sono state preferite dai partecipanti nel 56% dei casi, rispetto al 44% delle dichiarazioni dei mediatori umani. Non solo: l’Habermas Machine ha ridotto le divisioni all’interno dei gruppi, facendo convergere le posizioni espresse dai partecipanti verso un punto di vista comune. Il segreto? L’inclusività. Le dichiarazioni generate dall’AI, spiegano infatti gli autori dello studio, sono risultate più efficaci perché hanno tenuto conto delle voci della minoranza, rispettando al contempo la posizione della maggioranza dei partecipanti.

I risultati dello studio mostrano insomma che l’inclusività e l’ascolto attivo sono fondamentali per trovare un terreno comune, senza sacrificare la diversità di opinioni. Probabilmente, l’elemento che rende l’AI più efficace nel mediare le discussioni è la sua capacità di rimanere neutrale, priva di preconcetti o emozioni che spesso limitano noi esseri umani. Questo dovrebbe spingere a ripensare il nostro atteggiamento verso il confronto, soprattutto quando si tratta di temi delicati o controversi.

Il futuro del dibattito pubblico

Nonostante i risultati promettenti, i ricercatori avvertono che l’uso dell’intelligenza artificiale nei dibattiti pubblici comporta ancora alcuni rischi: per garantire un dibattito equo e inclusivo, è necessario adottare misure che assicurino che gli utenti siano rappresentativi della popolazione target e siano disposti a contribuire in buona fede. Inoltre, la Habermas Machine non è in grado di verificare i fatti, mantenere il focus della discussione o moderare il dibattito, ha spiegato Michael Henry Tessler di Google DeepMind, primo autore del lavoro . Di conseguenza, se le opinioni sono dannose o creano disinformazione, anche il risultato generato dalla macchina potrebbe riflettere queste stesse problematiche. Tuttavia, se implementata correttamente, l’AI potrebbe diventare uno strumento prezioso per migliorare i processi decisionali collettivi, dalla risoluzione dei conflitti alle discussioni politiche.

Credits immagine: Dylan Gillis su Unsplash