E’ un toro, ha un mese di vita e si chiama 86 Squared, ottantasei al quadrato. E’ l’ultimo animale clonato nei laboratori statunitensi della Texas A&M University. La sua creazione porta con sé una promessa: cambiare il futuro dell’allevamento del bestiame. Il nuovo clone, infatti, è stato prodotto usando delle cellule, preventivamente congelate, di un toro, chiamato 86, morto tre anni fa. L’animale donatore presentava una naturale resistenza a tre malattie infettive: la brucellosi, la salmonellosi e la tubercolosi. Malattie trasmissibili all’uomo attraverso la catena alimentare. La possibilità di clonare un animale resistente a tali malattie, secondo gli autori dell’esperimento, ridurrebbe il rischio di contagio anche per l’uomo. “La rilevanza di questo tipo di clonazione è grandissima”, sostiene Joe Templeton, professore di genetica e patobiologia veterinaria alla Texas A&M University, “essa agevolerà quegli allevatori che non possono permettersi di vaccinare o testare il bestiame”. Inoltre, clonazioni di questo tipo, sempre secondo Templeton, porterebbero una soluzione al problema generato dall’uso di antibiotici su scala industriale: la comparsa di agenti patogeni che resistono ai farmaci. (r.p.)