La fama di Cleopatra VII, ultima regina d’Egitto, donna famosa e controversa, ha attraversato i secoli da quando riuscì a conquistare l’amore di Giulio Cesare e di Antonio con il suo potere, la sua cultura e la sua intelligenza, incrociando così i destini dell’Egitto e di Roma. A Cleopatra, simbolo del lusso e della corruzione che non smette però di affascinare, è stata dedicata una grande mostra archeologica realizzata da Susan Walker del Dipartimento di antichità greco-romane del British Museum di Londra e dalla Fondazione Memmo tenuta a Roma presso il Palazzo Ruspoli fino al 25 febbraio 2000, di cui si parla di seguito. Sull’ultima regina della dinastia toleaica dal 2016 è disponibile in lingua italiana il volume “Cleopatra” scritto dalla stessa Walker insieme a Sally-Ann Ashton, conservatrice al Dipartimento di Antichità del Fitzwilliam Museum di Cambridge.
Il suo magico fascino è il fascino stesso dell’Egitto del I secolo a.C. ed è la sintesi della antica civiltà faraonica e della grande cultura greca. Infatti Cleopatra crebbe e fu educata ad Alessandria, capitale ellenistica colta, raffinata e cosmopolita. La mostra racconta la sua vita, le sue origini nella gloriosa dinastia greco-macedone dei Tolomei, i rapporti con Cesare e Antonio, la guerra contro Ottaviano, il soggiorno a Roma, la sconfitta e la sua tragica morte.
Numerose sono le novità scientifiche presenti. Il lungo e travagliato studio degli storici e degli archeologi, attraverso anche i recenti scavi nella città di Alessandria, ha portato ottimi risultati nel ritrovamento e nell’identificazione della statue e delle immagini di Cleopatra, disperse dal potere romano a seguito della sconfitta di Azio e della conquista dell’Egitto.
Anche i musei di tutto il mondo concorrono alla realizzazione di questo grande evento con 350 oggetti antichi di grande prestigio, provenienti dall’Egitto, dall’Algeria, dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal Canada. Così nella mostra sono presenti vari ritratti e statue, esposte per la prima volta, e che si credevano perdute. Inoltre ci sono sei nuove statue (nel mondo sono nove in tutto) che mostrano il modo in cui Cleopatra amava farsi ritrarre secondo l’iconografia egizia: al contrario di Arsinoe II che aveva due urei, serpenti simbolo del potere reale in Egitto, sulla testa, le statue della regina tolemaica ne hanno tre, raffiguranti anche i possedimenti ricevuti da Cesare e da Marco Antonio, oltre ai due regni del Basso e Superiore Egitto.
La mostra si divide in sezioni e vi sono presenti oggetti che testimoniano la raffinata cultura di Alessandria come il “mosaico con cane” la grande dinastia tolemaica, della quale Cleopatra fu l’ultima regina con statue, ritratti, sigilli, monete ed oggetti d’arte; le raffigurazioni più famose della sovrana che la ritraggono in veste faraonica, come le tradizionali statue egizie, e in veste greca; l’incontro con Cesare, l’amore con Antonio e il conflitto con Ottaviano; la morte di Cleopatra e l’influenza dell’Egitto su Roma. Particolarmente interessante è questa sezione soprattutto per la ricostruzione dell’Iseo Campense, il più famoso tempio dedicato all’Egitto, e per la presentazione di oggetti faraonici di grande qualità, presi nelle città egiziane dal popolo romano per arricchire templi, edifici pubblici e case private.