Sarà Xeus, il nuovo telescopio a raggi X dell’Esa, ad aiutare gli scienziati nel ricostruire l’evoluzione dell’Universo. Xeus, che sarà 40 volte più potente dell’attuale XMM-Newton, crescerà nello spazio utilizzando la Stazione Spaziale Internazionale come una vera e propria officina. Il telescopio sarà composto da due satelliti separati: su uno saranno montati gli specchi; sull’altro, posto a circa 50 metri dal primo, gli strumenti di rilevazione per i raggi X. La distanza tra i due componenti, corrispondente alla lunghezza focale dello strumento, sarà controllata da un sistema laser. Gli specchi, costituiti da una serie di “petali” fissati a un tronco centrale (ogni petalo è formato da 100 o 200 piani riflettenti), saranno montati “in loco”. La prima “corolla” sarà lanciata da un’Ariane5 e immessa in un’orbita a circa 600 chilometri di quota. Dopo una prima fase di osservazioni (4 o 5 anni), le due componenti saranno riunite e portate verso la Iss, a 400 chilometri di quota. Qui i rilevatori saranno sganciati e fatti precipitare in atmosfera dove bruceranno nel rientro, mentre gli specchi attraccheranno alla stazione spaziale. Poi un braccio robotico aggiungerà la seconda corolla al nucleo centrale. Una volta potenziato, Xeus potrà rimanere operativo per 25 anni. Il telescopio, ancora in fase di progetto, è il frutto di una collaborazione tra l’Esa, l’industria europea e un gruppo di esperti europei e giapponesi. (f.n.)