“Questa legge nasce vecchia”

Sta per terminare l’iter della legge sulla procreazione medicalmente assistita? Pare proprio di sì, dopo l’appello del Papa il 22 maggio scorso la Commissione Igiene e Sanità del Senato ha accelerato i lavori. Il testo già approvato lo scorso giugno con poche modifiche alla Camera dei deputati potrebbe essere licenziato dal Senato nelle prossime settimane. Diciotto articoli, quattrocento emendamenti proposti in commissione, tutti respinti. Nel frattempo le associazioni per i diritti, quelle di tutela delle coppie infertili, i medici, i ricercatori, insieme ad alcune organizzazioni politiche, come i Radicali italiani e i Giovani Repubblicani, si sono date appuntamento per un sit-in davanti al Senato il 9 luglio prossimo che verrà seguito in diretta sa Radio Radicale. Prima ancora di quella data, domani, 27 giugno, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia annuncerà in una conferenza stampa il suo dissenso rispetto al testo di legge. Ma cosa pensano gli italiani in proposito? Una recente indagine Eurispes, condotta su un campione statisticamente rappresentativo di 2000 italiani, svela che la procreazione assistita è legittima per il 69 per cento della popolazione con una parità di posizioni tra i due sessi. Solo il 24 per cento è totalmente contrario, mentre il 4,6 per cento non ha saputo esprimere la propria opinione. Abbiamo chiesto a Federico Neresini, sociologo della Scienza presso l’Università di Padova e consulente dell’Osservatorio Scienza e società di Observa di commentare questi dati.Professor Neresini, dal sondaggio Eurispes emergono contrapposizioni tra chi si riconosce nel centro-sinistra rispetto a chi è più vicino al centro destra?“No, lo scostamento non supera il 4-5 per cento: è favorevole alla fecondazione assistita il 73 per cento degli intervistati di centro-sinistra contro il 69,9 per cento di quelli di centro-destra. Ma i dati vanno interpretati”In che senso?“Il termine ‘centro’ rende meno evidenti le differenze e le contrapposizioni tra i due schieramenti. Analizzando le correlazioni tra dichiarazione di appartenenza politica e risposte su di un tema specifico, bisogna considerare se tutto il campione si è collocato politicamente. Spesso infatti, la percentuale di quelli che non esprimono una precisa appartenenza è rilevante. Tanto più sulla questione della fecondazione assistita, dove potremmo quasi parlare di un partito di genere, quello femminile”. Sulla fecondazione assistita nel settembre 2002 anche Observa aveva condotto un sondaggio. Cosa era emerso? “Che le donne hanno un atteggiamento più libertario e liberale, contrario a interventi regolativi stringenti. Per esempio, sono più favorevoli all’accesso alla fecondazione assistita da parte di donne single. Ma anche su quesiti più specifici come il ricorso al seme di donatore o la donazione di ovuli. Su questo, i dati Eurispes segnalano una disparità geografica, quasi regionale, con una maggiore chiusura negli abitanti del Centro-sud e delle Isole, nonostante che questi stessi cittadini per il 72,1 per cento siano favorevoli al quesito generale sulla fecondazione assistita”.Insomma, su questo tema contano più i fattori socio-culturali che l’appartenenza politica. Ma allora i parlamentari come dovrebbero comportarsi per rappresentare i loro elettori? “In effetti, la tendenza attuale sembra favorire il voto di opinione, e dunque i parlamentari non hanno un preciso mandato da parte degli elettori su questioni specifiche. Di conseguenza i partiti si trovano nella necessità di dover scegliere fra non dare indicazioni di voto ai propri parlamentari oppure cercare nuove forme di consultazione dell’elettorato per poterne poi rappresentare le istanze in sede legislativa. Ma nel caso della fecondazione assistita o altre questioni a forte valenza etica questa seconda possibilità viene percorsa raramente e, quindi, il voto di coscienza dei parlamentari è la logica conseguenza”. Tornando alle opinioni dei cittadini, come spiega la difficoltà ad accettare il ricorso alla donazione di seme o di ovociti? “Di certo, non esiste nulla di più antico che la pratica della donazione di seme per non far estinguere un gruppo. Basti pensare al concepimento di figli fuori dal matrimonio pur di assicurarsi un erede, una pratica di uso comune anche in tempi non lontani. Ma questo evidentemente non basta per accettare serenamente la soluzione moderna a questo antico problema. Del resto, se la società italiana crede di avere la necessità di leggi restrittive, che le abbia. Io non sono d’accordo, in generale, sul cavalcare le avanguardie rivoluzionarie nel sociale e a tutti i costi. La proposta di legge che sta per essere approvata, comunque, non sembra corrispondere la percezione individuale e sociale della questione”.Allora, che fare?“Se si potesse, una legge a termine, come hanno fatto in Francia per la procreazione assistita: una normativa che preveda un’automatica riapertura del dibattito dopo un certo periodo di tempo non troppo lungo, per esempio cinque anni”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here