Us Navy sotto accusa

Sono morte tutte le nove balene della specie Humpback che ieri si erano spiaggiate lungo le coste dell’Australia occidentale. E purtroppo non si tratta di un episodio isolato: nella stessa area, lo scorso maggio una dozzina di focene avevano subito la medesima sorte. Pochi mesi prima, nel gennaio di quest’anno, altri nove esemplari di un’altra specie di balene avevano subito lo stesso destino.

Per far luce sulle cause di questi incidenti, gli esperti stanno esaminando le carcasse dei cetacei mentre. Ma un indiziato già c’è: il sonar a bassa frequenza (Lfas) utilizzato dalla marina militare statunitense, di stanza nelle vicinanze del luogo in cui sono avvenuti gli spiaggiamenti. Tanto che una commissione parlamentare che sta indagando su questi episodi ha convocato per mercoledì prossimo esperti della Us Navy.

I sospetti sulla responsabilità diretta di questa tecnologia si sono rafforzati da quando un biologo dell’Università di Atene, Alexander Frantzis, nel 1997 denunciò sulle pagine di Nature la coincidenza tra l’insolito spiaggiamento di 8 cetacei e lo svolgimento di esercitazioni militari Usa nelle stesse acque elleniche. Meno di due anni fa, infine, un’analisi condotta sui resti di balene arenatesi sulle spiagge delle Bahamas ha riscontrato forti danneggiamenti all’apparato uditivo di questi animali. In quel caso la marina militare statunitense si dichiarò responsabile, ammettendo di aver sperimentato un nuovo tipo di sonar, in grado di generare onde sonore da 230 decibel, ben oltre la soglia di pericolo per i cetacei. (m.mo.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here