Quei batteri che fanno ingrassare

Ad alcuni basta un pasticcino per ingrassare; altri invece seguono diete rigorose che non funzionano mai. La colpa potrebbe essere, almeno in (piccola) parte, dei Firmicutes, un tipo di batteri normalmente presenti nell’intestino. Uno studio dell’University of North Carolina School of Medicine e pubblicato su Cell Host & Microbes mostra infatti come questi batteri favoriscano l’assorbimento dei grassi assunti con la dieta.  Permettando così all’organismo ospite di estrarre più calorie dal cibo. Almeno nei pesci zebra presi in considerazione. Anche se, secondo i ricercatori non è escluso che gli stessi meccanismi possano esistere nell’essere umano, e possano essere manipolati per contrastare l’obesità.

“L’intestino umano è popolato da migliaia di batteri di specie diverse che hanno la funzione di modificare gli alimenti assunti in modo che possano essere digeriti”, spiega John Rawls, responsabile dello studio: “Finora era noto che questi batteri, che costituiscono il microbioma intestinale, sono importanti per il metabolismo dei carboidrati complessi, come l’amido contenuto nella pasta, ma non era chiaro se fossero necessari anche per la digestione dei grassi”.

Per capirlo, i ricercatori hanno studiato alcuni esemplari di pesce-zebra alimentati con grassi a cui erano state attaccate delle molecole fluorescenti. Questi pesci quando sono giovani sono trasparenti, gli scienziati hanno quindi potuto osservare direttamente nell’animale in vivo come i “fluo-grassi” venivano trasportati, assorbiti e metabolizzati in presenza o assenza dei microbi intestinali. Hanno così scoperto che la presenza dei batteri era fondamentale per l’assorbimento dei grassi da parte delle cellule epiteliali dell’intestino (come mostrato nella foto). Un meccanismo dovuto soprattutto a un gruppo di microrganismi, i Firmicutes appunto, la cui abbondanza nella flora intestinale variava con la quantità di cibo: pesci che mangiavano di più ne contenevano una popolazione più numerosa rispetto a quelli meno nutriti.    

Secondo Rawls questi risultati, se confermati nell’uomo, potrebbero fornire delle informazioni utili per il trattamento dell’obesità e di altri disordini alimentari. Se si riesciusse infatti a capire in che modo i batteri intestinali sono coinvolti nel metabolismo dei grassi, si potrebbero sviluppare trattamenti che agiscono su questi microorganismi in modo da ridurre l’assorbimento dei lipidi nei pazienti obesi o di aumentarlo nelle persone malnutrite.

Riferimenti: Cell Host & Microbes 10.1016/j.chom.2012.08.003

Credits immagine: Ivana Semova, Ph.D

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