Ha fatto centro un’altra volta. Dopo appena due settimane dall’avvistamento di Kepler 22b, ora la sonda spaziale della Nasa, Kepler, ha individuato 20e e 20f: i due più piccoli esopianeti mai scoperti finora. È la prima volta che la sonda, lanciata nello spazio nel 2009 per trovare un pianeta simile alla Terra e soprattutto abitabile, ne individua alcuni delle dimensioni “giuste”. Il diametro dei due pianeti è infatti rispettivamente 0,87 volte e 1,03 volte quello del nostro.
Come spiegano gli autori della scoperta, annunciata online sul sito di Nature, questi due nuovi arrivati rappresentano la seconda metà della formula del pianeta perfetto. La prima metà era invece proprio Kepler 22b. Soprannominato “gemello della Terra” perché orbita attorno a una stella simile al Sole e si trova proprio nel centro della sua zona abitabile – la regione dove le temperature permettono la presenza di acqua liquida – Kepler 22b ha però un problema: le sue dimensioni, troppo grandi, che suggeriscono una consistenza gassosa e non rocciosa come necessario.
La massa stimata di 20e e 20f invece è rispettivamente 1,67 volte – molto simile a quella di Venere – e 3,04 volte quella della Terra. Perfette per immaginare un pianeta roccioso, dal cuore di ferro e dal mantello di silicio. Proprio come il nostro. A rendere i pianetini completamente inadatti alla vita, però, sono le altissime temperature, dovute al fatto che i due orbitano troppo vicini alla loro stella. Per la precisione, 20e si trova a una distanza che è il 5 per cento di quella tra la Terra e il Sole, il suo anno dura 6 giorni e la temperatura arriva a sfiorare i 766°C. Meno caldo, ma comunque troppo per ospitare la vita, è 20f: 431°C e appena 19,6 giorni per compiere un’orbita completa intorno a Kepler 20.
“Con queste due scoperte possiamo dire di aver trovato altri due parametri da inserire nella lista delle condizioni necessarie”, scherza Sara Seager del Mit di Cambridge e parte del team della missione Kepler. “Ora si tratta di combinarli insieme”.
Nel frattempo però i ricercatori sono a lavoro per stabilire definitivamente che si tratti sul serio di due pianeti. Averne la certezza non è facile: a oggi la sonda ha individuato oltre 2300 pianeti, ma solo 29 sono stati confermati tali, anche se gli astronomi sospettano che lo siano anche il 90 per cento degli altri. Kepler individua i pianeti tramite l’ombra che proiettano sulla loro stella quando vi transitano davanti. Tuttavia anche le altre stelle e altri corpi celesti oscurano momentaneamente Kepler 20. Per distinguere i pianeti, allora, gli scienziati usano altri telescopi per verificare che la stella subisca uno strattone dovuto alla gravità dei pianeti. Peccato che 20e e 20f siano troppo piccoli e troppo vicini a pianeti molto più grandi perché si possa distinguere l’influenza della loro gravità.
Così gli studiosi, guidati da Francois Fressin e Guillermo Torres dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, cercano ora di provare la loro essenza di pianeti attraverso calcoli statistici. Finora i numeri sostengono la loro ipotesi, e mostrano inoltre che il più grande dei due, Kepler 20f, fosse una volta abitabile. Secondo gli studiosi si sarebbe formato molto più distante dalla sua stella rispetto a quanto non sia ora. Il sistema solare di Kepler 20 infatti è composto da cinque pianeti, tutti più vicini a questa stella di quanto sia Mercurio al Sole. E, spiega Fressin, è quasi impossibile che i cinque corpi celesti si siano formati proprio lì, non ci sarebbe stato abbastanza materiale roccioso così vicino a una giovane stella.
via wired.it
Credit immagine: NASA/Ames/JPL-Caltech