Gli uccelli, soprattutto quelli che migrano di notte, perdono il senso dell’orientamento quando sono esposti al rumore elettromagnetico prodotto da apparecchi elettronici, almeno stando a quello che gli scienziati della University of Oldenburg hanno appena scoperto. Nello studio, pubblicato su Nature, i ricercatori hanno mostrato infatti che i deboli campi elettromagnetici prodotti dall’attività umana quotidiana provocano seri disturbi all’intero sistema sensoriale degli uccelli.
Il rumore elettromagnetico è presente nei luoghi dove gli esseri umani fanno uso di apparecchi elettronici, ed è stato per decenni oggetto di accesi dibattiti riguardo il suo effetto sui processi biologici e sulla salute umana.
La maggior parte dei volatili che migra di notte fa affidamento sul debole campo magnetico terrestre per orientarsi. Nell’esperimento, Henrik Mouritsen e i suoi colleghi hanno mostrato che i deboli segnali elettromagnetici prodotti dai segnali radio AM e da altri apparecchi elettronici, perturbano la bussola magnetica interna dei pettirossi. In particolare gli esemplari posti all’interno di rifugi senza finestre non erano in grado di orientarsi quando esposti al rumore elettromagnetico urbano di fondo, mentre gli uccelli riacquistavano invece la loro capacità di orientarsi quando contenuti in ripari adeguatamente schermati con pareti di alluminio, che attenuavano il range di frequenze da 50 kHz a circa 5 MHz.
Gli autori dello studio sottolineano però che il rumore elettromagnetico non è causato dall’utilizzo di linee elettriche o dai cellulari, e aggiungono che la componente magnetica è di fatto molto inferiore al limite imposto dalle autorità sanitarie.
Riferimenti: Nature doi: 10.1038/nature13290
Credits immagine: Henrik Mouritsen
Non ho capito una cosa: “ripari adeguatamente schermati con pareti di alluminio, che attenuavano il range di frequenze da 50 kHz a circa 5 MHz”…. ma perchè una schermatura attenua SOLO questo range di frequenze e non invece TUTTE?
L’efficacia schermante di un materiale dipende da un gran numero di fattori: dalle sua caratteristiche fisiche, dalla sua conducibilità elettrica, dalla sua permeabilità magnetica, dalla frequenza della radiazione che deve schermare, dallo spessore utilizzato e dalla distanza schermo-sorgente che emette radiazione, rapportata alla lunghezza d’onda di quest’ultima.
Quando la distanza tra la sorgente e lo schermo è molto maggiore della lunghezza d’onda, l’interazione è descrivibile in termini di un’onda elettromagnetica che incide sullo schermo, ne viene in parte riflessa e in parte assorbita e in parte penetra oltre lo schermo stesso. In queste condizioni, anche una sottile lamina metallica è in grado di offire un buon potere schermante, ma alcune ‘parti’ della radiazione sono comunque in grado di penetrare e la schermatura non ‘copre’ tutte le lunghezze d’onda.
Se invece lo schermo è posto vicino alla sorgente, allora l’accoppiamento tra sorgente e schermo coinvolge separatamente il campo elettrico ed il campo magnetico, dando luogo ad una efficacia schermante diversa per i due agenti fisici. Il risultato è che, mentre il campo elettrico statico o di bassa frequenza (in particolare, ai 50 Hz degli elettrodotti) può essere schermato con grande facilità (per esempio, realizzando quelle strutture note come gabbie di Faraday), il campo magnetico alle stesse frequenze risulta invece estremamente difficile da attenuare (sono necessarie lastre di acciaio o materiali ferromagnetici spesse anche alcuni millimetri).
Spero di aver fatto in qualche modo chiarezza e non troppa confusione!
Claudia