Piccole cabine simili ai bancomat, con la differenza che per ricevere denaro non è necessario tirar fuori la carta: basta depositare oggetti elettronici inutilizzati. E’ questa la nuova idea per il riciclo dei dispositivi abbandonati sviluppata dai ricercatori californiani dell’ecoATM e della National Science Foundation (Nsf), che hanno realizzato piccoli chioschi dotati algoritmi in grado di differenziare automaticamente i prodotti elettronici e determinarne il valore di mercato. E nel caso in cui il prodotto risulti accettabile, l’utente che ha depositato l’oggetto può decidere se ricevere in cambio il denaro, se versarlo sul proprio conto o se donarlo in beneficenza.
“Le tecnologie di visione automatica, intelligenza artificiale e robotica esistono ormai da molti anni, ma nessuna di esse è stata finora applicata al problema del riciclo”, sostiene orgoglioso Mark Bowles, co-fondatore dell’azienda e principale ricercatore di Nfs. “Ma il nostro lavoro è molto di più che la semplice applicazione di una tecnologia esistente a un vecchio problema: abbiamo sviluppato innovazioni significative per rendere il nostro sistema commercialmente valido”.
Il progetto è iniziato due anni fa: il primo prototipo richiedeva la presenza di un operatore umano per assistere gli utenti e integrare le operazioni automatiche della macchina. Ma spinti dai riscontri positivi dell’esperimento, gli scienziati sono andati avanti, sviluppando un modulo di diagnostica che ha innalzato fino al 97,5% l’accuratezza del sistema di riconoscimento automatico. Evitando così la necessità del controllo umano e rendendo l’intero sistema adatto al largo consumo.
“Grazie alle tecnologie che abbiamo sviluppato, la nostra macchina è in grado di distinguere tra un vetro scheggiato di un telefono, che comporta una riparazione poco costosa, e un display irrimediabilmente danneggiato”, prosegue Bowles. “Quando iniziammo a progettare il sistema, i nostri colleghi ci misero all’erta: secondo loro, sarebbe stato impossibile risolvere il problema dell’ispezione e valutazione del dispositivo, perché le variabili in gioco erano troppe. Invece, grazie a molti anni di ricerca e sviluppo e al supporto dell’Nsf, ce l’abbiamo fatta”.
Il funzionamento del bancomat del riciclo è piuttosto semplice. Quando l’utente inserisce un dispositivo nel chiosco, il sistema di intelligenza artificiale ne effettua un’ispezione visiva, identificandone il modello tra gli oltre quattromila presenti nella banca dati, e ne verifica il funzionamento e lo stato di conservazione. Usando un altro algoritmo, poi, il bancomat ecologico è in grado di determinarne il valore, basandosi su un sistema di aste in tempo reale, effettuate via Internet su una vasta rete di compratori.
“Il nostro è un sistema altamente innovativo per incentivare la cultura del riciclo, offrendo un ritorno economico immediato ai consumatori”, sostiene Glenn Larsen, coordinatore del programma di ricerca. “Speriamo adesso di ispirare la partecipazione degli utenti e renderli sempre più sensibili al problema della salvaguardia dell’ambiente”. Intanto l’azienda ha distribuito alcuni dispisitivi in tutta l’area metropolitana di Washington e ad altre zone della costa orientale degli Stati Uniti, e conta di installare più di 300 chioschi già entro la fine del 2012.
Riferimenti e credits immagine: ecoATM