A Napoli e Milano la maglia nera dei siti contaminati

Le città italiane e la loro capacità di far fronte ai problemi ambientali sono al centro dell’VIII edizione del “Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano” presentato oggi a Roma dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Secondo l’analisi, svolta su 51 aree, i centri urbani sanno rispondere meglio di un tempo alle sfide ambientali, per esempio consumano meno acqua e migliorano la propria offerta di mobilità sostenibile, ma continuano a presentare problemi di consumo di suolo, qualità dell’aria e aree contaminate.

Il dato positivo è sicuramente quello relativo alle acque. La maggior parte delle città osservate mostra alti livelli di trattamento dei reflui civili e industriali, e ben 50 dei 66 agglomerati urbani esaminati sono risultati conformi ai livelli di emissione fissati dalle norme europee. Sul fronte dei consumi, il valore medio dell’acqua di uso domestico è diminuito negli ultimi 10 anni di circa il 20%, con un consumo medio pro-capite di 66,7 metri cubi in 116 capoluoghi di provincia. In ogni caso, si legge nel rapporto, la diminuzione non dipende solo da misure virtuose di risparmio ma anche dalla limitatezza della risorsa, come evidenziano i casi di sette città che nel 2010 hanno messo in atto una razionalizzazione nell’erogazione dell’acqua.

Le note dolenti riguardano invece le aree contaminate presenti sul territorio dei capoluoghi censiti: in Italia esistono 57 Siti contaminati di interesse nazionale (Sin), che coprono oltre il 3% del territorio. Nel rapporto sono riportati i dati relativi ai 38 Sin che interessano il territorio urbano di 30 città e per la prima volta anche quelli relativi ai siti contaminati locali (per 8 città). La più alta concentrazione di Sin si trova a Napoli, con sei Sin, seguita da Milano con cinque. Lo stato di avanzamento delle bonifiche è molto eterogeneo e solo nove Sin risultano avere oltre il 50% di progetti di bonifica approvati.

Un altro grave problema evidenziato dal rapporto è quello del consumo di suolo, risultato elevato in quasi tutti i comuni studiati, con un continuo incremento delle superfici impermeabilizzate. In quattro città su 43 il consumo del suolo è esteso ormai a più della metà del territorio comunale, in 10 città è compreso tra il 30 e il 50%. Indice di fragilità delle nostre città anche l’aumento degli sprofondamenti, sia della sede stradale che al di sotto di edifici: a Roma nel 2012 sono finora stati registrati 59 sprofondamenti, contro i 36 segnalati nel 2011. Il maggior numero di casi di sprofondamento complessivamente censiti (periodo 1884-2012) si sono avuti a Roma (dal 1892 fino a settembre 2012), seguita da Napoli (234) e Cagliari (67). 

Per contro, la percentuale di infrastrutture verdi, cioè parchi, giardini, aree naturali protette e foreste urbane che contribuiscono a rafforzare la resilienza delle città, non è diminuita nel periodo preso in esame (2000-2010), ma in 30 città su 51 analizzate le variazioni positive non hanno superato il punto percentuale, e in 8 città, soprattutto del centro sud, non sono affatto aumentate.

Sul fronte mobilità, l’Italia rimane uno dei paesi con più alto numero di autovetture pro capite, dato strettamente connesso con quello della cattiva qualità dell’aria, che secondo l’Ispra affligge soprattutto il Nord Italia, dove le città del bacino padano hanno fatto registrare frequenti superamenti del valore limite giornaliero di PM10.

Tuttavia, nel periodo 2000-2010 il rapporto ha rilevato un aumento dell’offerta di trasporto pubblico e anche di piste ciclabili nella maggior parte delle città. Non mancano anche in questo caso differenze tra Nord e Sud del paese: la regione più virtuosa è l’Emilia Romagna con 8 tra le prime 10 città per metri di piste ciclabili ogni 1.000 abitanti, per esempio Reggio Emilia vanta 1.026 metri di piste ciclabili per 1.000 abitanti, mentre tra le grandi città Roma e Milano registrano bassi valori dell’indicatore, circa 45 e 57 metri di piste ciclabili per 1.000 abitanti nel 2010.

Riferimenti: Ispra

Credits immagini: alesposit/Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here