Molto flessibile, ma soprattutto invisibile. Si chiama Metaflex ed è un meta-materiale: fa parte, cioè, di quella categoria di materiali in grado di deviare il cammino delle radiazioni, rendendo invisibili gli oggetti che rivestono. Lo hanno realizzato Andrea Di Falco e la sua équipe dell’Università di St. Andrews, in Scozia. Come spiegano i ricercatori su New Journal of Physics, la sua incredibile elasticità lascia correre l’immaginazione ad oggetti dal sapore fantascientifico, come vestiti capaci di celare completamente chi li indossa.
Trovare il modo di nascondere gli oggetti alla luce visibile è un vecchio pallino degli scienziati. I primi successi arrivarono con la creazione di materiali artificiali dalle peculiari caratteristiche elettriche e magnetiche. Questi meta-materiali, che devono le loro proprietà non solo alla struttura geometrica degli atomi, sono in grado di far passare una radiazione elettromagnetica attorno a un oggetto. In questo modo, l’oggetto diviene invisibile perché sfugge all’incidenza e alla riflessione della radiazione.
Sino ad oggi, i ricercatori sono riusciti a creare meta-materiali “invisibili” alle microonde e ai raggi infrarossi (vedi Galileo qui e qui), ma mai – prima d’ora – alla luce visibile. La difficoltà nel rendere un oggetto trasparente alla radiazione luminosa sta nel fatto che bisogna lavorare su geometrie infinitamente piccole, capaci cioè di interagire con la luce che ha una lunghezza d’onda nell’ordine di poche centinaia di nanometri (milionesimi di millimetro). Superata questa difficoltà, i ricercatori ne hanno dovuta affrontare un’altra: disegnare meta-materiali che non fossero rigidi, ma flessibili, così da poter essere usati per fabbricare oggetti elastici.
L’equipe di Di Falco è riuscita a superare anche quest’ultimo ostacolo, ottenendo un quadratino di pochi millimetri quadrati, spesso 4 micrometri, che rende gli oggetti trasparenti alla luce arancione. Resta ora da vedere se le caratteristiche del Metaflex si modificano quando viene piegato o se rimangono invariate: nel primo caso, l’invenzione apre la strada a una nuova classe di lenti, nel secondo al mantello dell’invisibilità.
Riferimento: doi:10.1088/1367-2630/12/11/113006
Andrea Di Falco dell’ Università di St. Andrews, in Scozia…….! Il nome e il luogo di lavoro dicono già tutto, ancora una volta, sulla fuga di “cervelli” dall’Italia. Mi auguro che i nostri “politici” si rendano conto dello spreco di risorse a cui andiamo incontro con una politica che mortifica la ricerca scientifica, costringendo i nostri uomini più capaci a cercare lavoro fuori dal nostro Paese.
Sono veramente affascinato da quanto letto in riferimento al “mantello dell’invisibilità” e siccome la mia visione è dal lato dello sviluppo industriale,mi piacerebbe interloquire con l’inventore e mi chiedevo se Galileo potesse mettermi in contatto o darmi i riferimenti acchè possa farlo io direttamente.
Ritengo che lo sviluppo di questo ammalato paese passi finalmente tra relazioni profonde tra il mondo della ricerca e quello industriale.
fatemi sapere
ciao