Siamo nel il1532. Francisco Pizarro muove alla conquista dell’impero Incas. “Dopo aver attraversato le tranquille acque del fiume Piura, la guarnigione avanza in una distesa pianeggiante intersecata da piccoli ruscelli”, scrive il suo luogotenente il 24 settembre di quell’anno. Accuratamente riforniti d’acqua per la spedizione, gli spagnoli possono così raggiungere la capitale Cuzco e sottomettere l’Impero. Ma come è possibile, se da luglio a dicembre il Piura è completamente asciutto? L’unica spiegazione, confermata anche da altre evidenze, è che in quell’anno si sia manifestato uno straordinario sconvolgimento climatico che solo ora cominciamo a conoscere e che in questo periodo sembra tornato a farsi sentire: El Niño.
Circa ogni cinque anni (ma possono essere anche tre o nove) e con effetti più o meno drammatici, l’intero ecosistema terrestre è turbato da una anomalia atmosferica che dispensa inondazioni e cicloni ad alcuni, ma siccità e incendi ad altri. Se nel 1532 ha contribuito alla caduta della civiltà Incas, la versione di quest’anno si preannuncia tra le peggiori del secolo. Forse anche più catastrofica di quella che nel 1982-83 ha causato oltre duemila morti e provocato danni per più di tredici miliardi di dollari.
Le prime avvisaglie si sono viste in Indonesia, soffocata dal fumo degli incendi resi incontrollabili dalla siccità. El Niño ha infatti completamente sconvolto il regime monsonico. Secondo i climatologi le conseguenze non si fermeranno alla zona del Pacifico. E dal Centro per le previsioni climatiche degli Stati Uniti aggiungono che probabilmente le recenti inondazioni del Nord Europa sono collegate con il fenomeno.
Anche il Cile è alle prese con il problema. Temporali di una violenza inaudita stanno sconvolgendo il paese provocando piene e frane. Il bilancio, ancora provvisorio, è già allarmante: 18 morti e 60 mila cileni costretti ad abbandonare le loro case. Come avvenne anche nel 1982, il deserto Atacama, nel Perù settentrionale, sarà presto sommerso dalle piogge che lo trasformeranno, per qualche mese, in una distesa erbosa punteggiata di pozze e piccoli laghi. Sorte diversa per il Golfo del Messico e la Florida, dove El Niño porta invece lunghi periodi di siccità. Ma ce n’è per tutti. Anche per l’Australia dove aumenta la siccità e diminuisce la produzione agricola. Colpa di El Niño anche l’eccezionale ondata di caldo che ha accompagnato fino a qualche giorno fa il nostro autunno. O la presenza nelle acque dell’Oregon del marlin, il pesce tropicale protagonista di tanti racconti di Hemingway. O l’invasione di formiche argentine nella California meridionale.
Ma cos’è El Niño? I pescatori latinoamericani avevano osservato da tempo che, verso Natale, appariva una corrente calda nelle acque davanti al Perù e all’Ecuador. Per alcuni mesi la pesca era meno abbondante e loro ne approfittavano per riparare le attrezzature e riposarsi. Ma in alcuni anni l’evento era veramente eccezionale. L’acqua diventava molto calda, la pesca doveva essere interrotta anche fino a giugno, il livello del mare si alzava, e piogge abbondanti si abbattevano sulle coste. Erano questi eventi, e non la solita stella cometa, ad annunciare l’arrivo di El Niño (il Bambinello).
In realtà ancora oggi la catena di eventi che portano questo fenomeno non è chiarita del tutto. Per qualche strano motivo, forse uno scambio di masse d’aria tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano o addirittura per colpa della neve del Tibet, gli alisei perdono di intensità. Di solito questi venti spingono verso occidente le acque oceaniche più calde. Ma quando diminuiscono, l’acqua calda concentrata in Indonesia si sposta attraverso il Pacifico fino alle coste peruviane. I satelliti riferiscono che una massa d’acqua calda più grande degli Stati Uniti sta lambendo le coste dell’America del Sud. Un’anomalia sufficiente ad alterare la normale circolazione delle correnti d’aria con perturbazioni che si propagano poi su tutto il pianeta.
Così c’è chi corre ai ripari. Nei giorni scorsi infatti il governo del Sudafrica ha istituito una speciale commisione per valutare e gestire la minaccia El Niño, che potrebbe addirittura rallentare di un punto la crescita del Prodotto interno lordo nel 1998. Non tutti gli esperti sono però concordi nell’attribuire a El Niño tante responsabilità. Ogni anno infatti si registrano alcuni eventi catastrofici, come siccità e alluvioni, indipendentemente dalla presenza di questa straordinaria anomalia climatica. Ma anche i più scettici sono costretti a riconoscere che, negli anni in cui si manifesta El Niño, le statistiche mostrano un aumento di eventi calamitosi.