È possibile vedere i buchi neri? Forse sì, contrariamente a quanto si è sempre pensato di questi enigmatici corpi celesti. Li si potrebbe illuminare utilizzando un laser molto potente, sostengono sull’Astrophysical Journal due ricercatori americani, Daniel Holz, della University of California a Santa Barbara, e John Wheeler, della Princeton University. Quest’ultimo è considerato il “grande vecchio” della fisica mondiale e in particolare la massima autorità nel campo della relatività einsteiniana. Fu proprio Wheeler, nel 1967, il primo a usare l’espressione buco nero nella sua moderna concezione astrofisica. I buchi neri sono regioni del cosmo, la cui esistenza non è ancora stata definitivamente accertata, dai quali, a causa della elevata gravità, nulla dovrebbe sfuggire, neppure la luce. E invece, affermano Holz e Wheeler, la luce che passa vicino a un buco nero – a una distanza tale però da evitare di esserne risucchiata – curverebbe sino a formare un intero semicerchio. Il fascio luminoso potrebbe compiere una o più orbite attorno al buco nero per poi tornare indietro verso la sua sorgente. La luce riflessa si presenterebbe sotto forma di una serie di anelli concentrici, ciascuno corrispondente al numero di orbite compiute, testimoniando così la presenza del buco nero. Secondo i fisici americani, per “fotografare” i buchi neri si potrebbe usare un laser di enorme potenza come fonte di luce artificiale e un sistema di monitoraggio per rilevarne i bagliori riflessi. (f.to.)