Più chiarezza nella ricerca: trovare delle regole in grado di comunicare al pubblico i rapporti che intercorrono tra chi la fa e chi la finanzia. È ciò che Kevin Weinfurt, psicologo al Duke University Medical Center, ha chiesto in un articolo pubblicato il 27 agosto sul “New England Journal of Medicine”.
Weinfurt, insieme a Jeremy Sugarman del Berman Institute of Bioethics al John Hopkins Hospital ha ideato un progetto denominato “Conflict of Interest Notification Study” (COIN), progetto articolato in cinque anni durante i quali l’esame delle regole e politiche di finanziamento delle ricerche ha portato alla formulazione di linee guida per quelle istituzioni che vogliono adeguarsi allo spirito della chiarezza.
Un paziente che decide di entrare nei trial clinici ha tutto il diritto di sapere se il medico che partecipa alla ricerca ha delle partecipazioni nella società che la finanzia, oppure se un fisico possiede dei brevetti sul macchinario che sta studiando; da qui l’esigenza di dare le corrette informazioni a chi partecipa al progetto.
“Spesso i pazienti non capiscono l’importanza della divulgazione e non utilizzano le informazioni nel prendere una decisione”, afferma Weinfurt. “Il pubblico domanda sempre più trasparenza e se il nostro sistema divulgativo non funziona occorrerà cambiarlo”. È necessario formare anche chi partecipa attivamente alla ricerca, perché sia in grado di rispondere esaustivamente alle domande dei pazienti. Inoltre chi partecipa allo studio non può essere l’unico a stabilire i rischi di un eventuale relazione tra chi è impegnato nel progetto e chi elargisce i fondi.
“La divulgazione da sola non basta”, dice Sugarman, co-autore dell’articolo “anche se ha effetti positivi sui pazienti e fa crescere la fiducia nella ricerca. (a.d.)