David Goodstein
On Fact and Fraud – Cautionary tales from the front lines of science
Princeton University Press 2010, pp. 168, euro 21,61
Finalmente un libro sull’etica scientifica scritto da un autentico esperto di comportamenti scorretti in un campo, la scienza, che dovrebbe brillare come esempio di virtuosità. Un vero esperto perché David Goodstein, già Vice-Provost presso il Caltech, ha avuto per anni il ruolo specifico di investigare e giudicare molti casi di dubbia condotta scientifica e di possibili falsi, voluti o meno. In Italia Goodstein è noto non solo per aver curato la pubblicazione di lezioni inedite di Richard Feynman, ma anche per un testo sull’esaurimento delle risorse energetiche (Il mondo in riserva, Editore Università Bocconi, Milano 2008).
Comincio riportando un giudizio che la dice lunga. Richard A. Muller dell’Università della California, Berkeley, scrive: “Questo è un libro superbo. Non solo Goodstein discute il soggetto in modo accessibile, ma esprime pensieri che per un fisico come me, che ha dovuto confrontarsi con molti degli aspetti qui trattati, sono stimolanti. Diventerà il libro definitivo sull’argomento, nessun altro può competere”.
La frode nella scienza non è così facile da identificare come un profano potrebbe immaginare: quando emergono sospetti di condotta impropria, la verità è spesso sfuggente e l’origine dell’inganno scientifico poco chiara. Il primo punto è: che cosa costituisce frode nella scienza? Che cosa invece è solo il prodotto di trasandatezza, superficialità, o fretta di garantirsi la priorità di una scoperta? Goodstein propone una panoramica di eventi più o meno celebri riguardanti la scienza di frontiera, lasciando talvolta che siano gli stessi lettori a trarre delle conclusioni. Soprattutto si preoccupa di cercare le motivazioni che spingono taluni ricercatori ad architettare frodi scientifiche e traccia una guida per identificarle e prevenirle.
I casi discussi sono diversi e diversi sono i gradi di nebulosità che li caratterizzano. Ne citerò solo qualcuno. Il libro si apre con Robert A. Millikan – come Goodstein onorevole membro del Caltech – e il suo celebre esperimento di misura della carica elettronica. Molte furono le controversie e le critiche al lavoro di Millikan, ma credo sia giusto prestar fede a Goodstein, il quale arriva essenzialmente a una mezza assoluzione.
Dopo un’escursione nella biologia – casi Kumar e Urban, Baltimore, Gallo – dove l’inganno è più frequente e più subdolo che non nella fisica, si passa alla conclamatissima vicenda della fusione fredda, iniziata nel 1989 e oggi quasi unanimemente ritenuta una montatura, che ha avuto come protagonisti Fleischman e Pons e ha spinto migliaia di ricercatori in tutto il mondo a profondere inutilmente tempo e denaro in quella direzione.
Particolare attenzione è rivolta all’Italia, che vide pesantemente implicata l’Enea, allora a caccia di rivitalizzanti risultati nel settore energetico. Di questa storia, Goodstein, nella sua veste di longevo collaboratore dell’Enea, conosce i risvolti più minuti, e pertanto la narra con dovizia di particolari. Consolante il fatto, per noi italiani, che Goodstein si dica pronto a garantire la assoluta buona fede e correttezza di Franco Scaramuzzi, leader del gruppo interessato alla ricerca in questione, e si dichiari convinto che taluni risultati sperimentali ottenuti dal gruppo romano nella direzione di meccanismi nuovi, e non di banale elettrochimica, siano stati del tutto genuini. Qualche intrigante elemento di mistero, dunque, sopravvive.
A lungo Goodstein discute la scoperta dei superconduttori ad alta temperatura fatta nel 1987 all’Ibm di Zurigo da A.K. Müller e J.G. Bednorz, un risultato apparentemente impossibile – troppo bello per essere vero – arrivato forse per caso mentre gli autori erano in cerca d’altro e motivato solo a posteriori, scoperta che pure ha fruttato loro il premio Nobel. Anche in questo settore Goodstein ha potuto avere informazioni di primissima mano, dato che il suo gruppo al Caltech era impegnato proprio nel campo della superconduttività.
Il caso centrale del libro è, quasi inutile dirlo, quello recente e addirittura clamoroso, quindi tutt’altro che emblematico, di Jan Hendrik Schön, giovane fisico tedesco attivo presso i laboratori della Bell Telephone a Murray Hill (sede di una dozzina di premi Nobel). Schön riuscì a pubblicare sulle più prestigiose riviste internazionali un numero enorme di lavori inventandosi tutto di sana pianta. Un lavoro dietro l’altro, dove si descrivevano mirabolanti effetti osservati in semiconduttori organici, mai sospettati prima. Per aver appartenuto io stesso a quei laboratori, trovo la vicenda al di là di ogni possibile immaginazione, giacché i lavori di Schön erano stati firmati anche da altri dei suoi ben venti collaboratori, oltre che dal capogruppo, ma avrebbero dovuto sottostare, secondo la norma, a un meticoloso filtraggio da parte di revisori interni prima di uscire allo scoperto. I tempi stessi, otto giorni, che separavano l’uscita dei successivi lavori, avrebbero dovuto sollevare dei dubbi sull’effettivo rispetto di questa prassi. Eppure ci vollero tre anni perché la truffa venisse a galla. Fu la Bell stessa a istituire una commissione che vagliasse il caso: il verdetto fu di definitiva condanna. Unico colpevole Schön, che fu rispedito a casa, mentre tutti i suoi colleghi e superiori se ne uscirono indenni. Mistero profondo, forse anche questo un caso di condotta poco limpida su cui varrebbe la pena di indagare. Lascio ai lettori di scoprire dal libro quale fine hanno fatto Schön e gli altri protagonisti delle varie avventure di cui ho parlato e di quelle di cui ho taciuto.
Il libro si conclude con un interessante testo stilato al Caltech, sotto la supervisione di Goodstein stesso, sul problema generale della condotta impropria nella scienza (Caltech Policy on Research Misconduct). Per incoraggiare alla lettura di questo libro i molti italiani interessati al bello e al meno bello della scienza, non trovo di meglio che chiudere il discorso con un commento di Jonathan Beard sul New Scientist: “La franchezza e il senso dello humor di Goodstein rendono la lettura di questo libro una vera delizia. E non mancano anche delle lucide spiegazioni della fisica in ballo”.