Storia naturale dell’amore (e del sesso)

Amarsi, lasciarsi, innamorarsi ancora. Forse non ci avevamo mai pensato, ma tutto questo può rappresentare un’efficacissima strategia evolutiva. Domenica Bruni, dottoressa di ricerca in Scienze cognitive, c’invita ad osservare l’amore da una prospettiva che non avevamo considerato, e che è quanto mai intrigante e suggestiva: quella delle scienze naturali. Sotto la lente dello scienziato, l’amore non perde nulla del suo incanto e del suo mistero. Al contrario, l’autrice ci dimostra che anche la chimica ha il suo lato romantico. Il viaggio che ci propone, nel suo agile volumetto, parte da un autentico rompicapo: il sesso. Da oltre cento milioni di anni i piccoli invertebrati rotiferi bdelloidei si riproducono con successo senza dover passare attraverso il sesso. Perché allora l’essere umano e la maggior parte degli animali, a un certo punto dell’evoluzione, hanno optato per questa pratica così dispendiosa e complicata? E perché i sessi sono proprio due e non per dire, cinque o sette?

Dopo aver tentato delle ipotesi di spiegazione, l’autrice c’introduce alla prospettiva darwiniana, che in realtà faceva già capolino dal primo capitolo. Il padre della teoria dell’evoluzione aveva notato che i maschi di molte specie esibiscono delle caratteristiche che li rendono facile bottino di predatori o che comportano un forte dispendio di energia o altri svantaggi simili. I palchi dei cervi, le vistose livree di alcuni pesci, il piumaggio appariscente e i canti degli uccelli sembravano rappresentare più un pericolo per la vita che non un beneficio utile alla sopravvivenza. Eppure, notò lo scienziato, erano proprio queste caratteristiche così rischiose a essere particolarmente apprezzate dalle femmine.

Selezione naturale e selezione sessuale

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La conclusione di Darwin, che per certi versi può apparire un po’ bizzarra, è che il gentil sesso ha una predilezione per gli aspetti più appariscenti e costosi. E qui emerge la differenza tra selezione naturale e selezione sessuale. Laddove la selezione naturale, infatti, spiega l’evoluzione di caratteristiche che favoriscono e garantiscono la sopravvivenza dell’individuo, la selezione sessuale riguarda invece quelle caratteristiche che sono legate al successo riproduttivo. Un’importante differenza tra i due tipi di selezione è che mentre la selezione naturale non è teleologica, cioè non avviene secondo un disegno e uno scopo preciso, nella selezione sessuale gli animali agiscono invece direttamente, diventando agenti produttori di selezione. E’ quanto accade, per esempio, a un pavone che dispiega la sua coda ornamentale di fronte alla femmina ammirata, o al maschio della fregata che gonfia la borsa sotto la gola in attesa di una partner da adescare.

Quando è lei a scegliere

Non sono soltanto i maschietti, comunque, a portare avanti la selezione sessuale. Anche le femmine di diverse specie ci mettono lo zampino. Le cavallette, per esempio, intonano canti di corteggiamento, mentre le femmine degli insetti sprigionano sostanze odorose nella speranza di conquistare un partner. Inoltre, di solito spetta alla femmina la scelta del compagno (female choice). Farebbe eccezione la specie umana, in cui sono entrambi i partner a scegliersi. Le donne e gli uomini, però, non sceglierebbero in base agli stessi criteri: mentre per lui a dominare sono i parametri estetici, per lei a contare sono soprattutto il potere e il prestigio. Quando poi si tratta d’ingaggiare una relazione a breve termine, le donne sono più selettive rispetto agli uomini, che invece si farebbero meno problemi.

Le oscure leggi dell’attrazione

A orientare la scelta sia per lei che per lui, comunque, c’è un fattore tanto potente quanto specifico: l’attrazione. Gli studi dimostrano che “esiste una differenza tra la percezione puramente estetica di un volto e la percezione del grado di attrazione di un volto del sesso opposto a chi lo sta osservando” (p.74).

L’attrazione è una componente fondamentale nel legame di coppia e può scatenarsi non solo tra individui di sesso opposto, ma anche tra individui dello stesso sesso. L’omosessualità, infatti, non è affatto rara nel regno animale. Tra le 1500 specie in cui si sono riscontrati dei comportamenti sessuali indipendenti dal bisogno di procreare, in alcune l’attività omosessuale si alterna a quella eterosessuale, in altre le pratiche omosessuali sono parte integrante del regime sociale. Una delle funzioni del legame omosessuale sembra essere quella di allentare le tensioni. Non deve quindi sorprendere se l’omosessualità si riscontra più di frequente tra gli animali in cattività.

Sesso e amore: il ruolo degli ormoni

Di qualunque tipo sia il legame, omo o eterosessuale, un ruolo fondamentale è svolto dagli ormoni, che intervengono sia nella prima fase di attrazione sia nella fase a più lungo termine dell’attaccamento. Il sentirsi attirati verso una persona è l’effetto del testosterone, responsabile della pulsione all’accoppiamento. Contemporaneamente all’azione di questo ormone, si verifica anche un cambiamento nella produzione di neurotrasmettitori, i messaggeri chimici del cervello: aumentano i livelli di dopamina e norepinefrina, mentre diminuisce la serotonina in circolo.

L’estasi amorosa e il sentimento romantico traggono origine proprio da queste trasformazioni della chimica celebrale. Ma anche il sentimento stabile d’attaccamento è legato a fattori organici ed ormonali. Quando un uomo si affeziona, infatti, aumentano i livelli di vasopressina, mentre nella donna il legame affettivo è associato all’incremento di ossitocina. Sia la vasporessina che l’ossitocina sono ormoni prodotti dall’ipotalamo, un’area posta nella zona inferiore del cervello mediano. Un’area del cervello che sembrerebbe invece direttamente coinvolta nel sentimento d’amore è il nucleo caudato, una struttura che ha un ruolo chiave nel meccanismo di ricompensa e di attesa di un premio.

Passando per Kant, Schopenhauer e Paul Valery, l’autrice ci guida alla scoperta delle componenti biologiche del sentimento d’amore. L’approdo, inatteso, è nel linguaggio, che potrebbe essersi evoluto come una strategia di corteggiamento. Le parole potrebbero cioè essere per la nostra specie l’equivalente di ciò che è la coda per il pavone ed il canto per gli uccelli.

Il libro

Domenica Bruni
Storia naturale dell’amore
Carocci 2010, pp. 143, 14.50 €

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Copertina: Pixabay

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