Il decreto Omnibus non cancella il nucleare

Il Governo mette in atto il suo piano per fermare il referendum sul nucleare, e lo fa convertendo in legge il decreto Omnibus: il testo approvato il 25 maggio alla Camera, infatti, abroga le normative pro-nucleare oggetto della consultazione referendaria del 12 e 13 giugno. Il quesito su cui i cittadini dovrebbero pronunciarsi non avrebbe più senso, e quindi il ricorso alle urne su questo tema sarebbe cancellato. O almeno così vorrebbe l’esecutivo, anche se c’è chi è convinto che non sarà così.

Il testo appena varato ha cancellato le disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari (la legge 133/2008, la 99/2009, il decreto 104/2010 e il decreto 31/2010). Così facendo, il governo ha bypassato l’iniziativa referendaria che, per fermare la corsa verso l’energia atomica, prevedeva con il terzo quesito di chiedere ai cittadini se volessero abrogare quelle stesse norme. Ora la legge deve essere firmata dal capo dello Stato e poi pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Solo a quel punto la Corte di Cassazione deciderà se la nuova norma cancella la necessità di ricorrere al referendum, o se invece la consultazione è ancora necessaria. Magari cambiando quesito.

Il comitato promotore del referendum e le forze di opposizione sono infatti convinti che anche con la nuova legge non venga meno il senso ultimo del ricorso alle urne: chiedere ai cittadini se sono d’accordo con l’installazione di impianti nucleari sul territorio italiano. Secondo Gianluigi Pellegrino, avvocato che per il Partito Democratico e il Movimento difesa del Cittadino sta preparando una memoria da presentare alla Cassazione, ci sono infatti almeno 3 punti dell’articolo 5 della norma appena varata dalla Camera che lasciano aperta la porta all’opzione nucleare: il comma 5, che abroga una legge del 2010, e rende così di nuovo possibile l’espropriazione di terreni per costruire delle centrali; il comma 1, che incarica l’Agenzia per il nucleare di approfondire il tema della sicurezza degli impianti; e poi il comma 8, che affida al Presidente del Consiglio, senza che ci sia bisogno della discussione parlamentare, la facoltà di approvare la “strategia energetica nazionale” che prevede di rivalutare durante i prossimi anni l’opzione del nucleare come una soluzione alternativa ai combustibili fossili. In questo modo già alla fine del 2012 la costruzione di nuovi centrali potrebbe riprendere indisturbata.

Gli attivisti pro-referendum non si danno quindi per vinti, non solo sul fronte legale. Ieri Greenpeace ha occupato la terrazza del Pincio a Roma con un enorme bidone di scorie nucleari, che non verrà tolto fino al 13 giugno.

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