L’Audax Energy ci riprova. La compagnia petrolifera australiana che solo un anno fa iniziava le trivellazioni esplorative nel Canale di Sicilia nelle acque tunisine al largo di Pantelleria (vedi Galileo) – che avrebbero poi portato alla scoperta di un giacimento petrolifero (Lambouka 1) – chiede ora al Ministro dell’Ambiente la possibilità di esplorare il territorio italiano alla ricerca di nuovi depositi di oro nero. Dove? Nei banchi d’alto mare del Canale di Sicilia, tra le zone marine biologicamente più ricche del territorio (quali i banchi Talbot, Avventura e Pantelleria), come mostra il rapporto “Le mani sul tesoro” di Greenpeace. E proprio per tutelare le bellezze di questo tratto di Mediterraneo l’organizzazione ambientalista chiede l’istituzione di una riserva marina nelle zone interessate: per mettere a riparo i banchi d’alto mare non solo dal petrolio ma anche da pesca indiscriminata.
A testimoniare l’enorme valore biologico delle aree minacciate da nuove possibili trivellazioni sono le fotografie scattate dagli operatori di Greenpeace durante la perlustrazione dei banchi Skerki, Talbot, Avventura e Pantelleria con la propria nave ammiraglia, la Rainbow Warrior. Una flora e una fauna ricchissime: sargassi, praterie di posidonia, distese coralline, popolate da una grandissima varietà di pesci, dalla murena al torpedo comune, alle aragoste. Anche se, come emerge dal rapporto, il Canale di Sicilia, pur abbondando di piccoli pesci (e sede importante per la riproduzione di specie come triglie e naselli), è oggi un mare povero di grandi predatori, sintomo forse dell’eccessivo sfruttamento di questi fondali marini.
Proprio questo, insieme alla minaccia di nuove perforazioni, e quindi di possibili rischi ambientali collegati, ha spinto Greenpeace a chiedere l’istituzione di una riserva marina per i banchi d’alto mare, come sottolineato da Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia: “Il disastro della Deep Water Horizon e il più recente sversamento di petrolio al largo delle coste scozzesi non lasciano dubbi: queste attività sono una minaccia inaccettabile per il mare e per le popolazioni costiere che da esso dipendono. Chiediamo con urgenza al Ministro dell’Ambiente, l’On. Prestigiacomo, di bloccare ogni folle progetto di esplorazione petrolifera nel Canale di Sicilia e di attivarsi immediatamente per garantire la dovuta tutela per le aree più vulnerabili”.
Riferimenti: Greenpeace