In pochi avrebbero scommesso che ce l’avrebbe fatta, e quasi tutti si aspettavano una morte molto scenografica, con una luminosissima sorta di esplosione. Invece, la cometa kamikaze Lovejoy si è tuffata nel Sole (in particolare nella corona solare), ha percorso 140mila chilometri a una temperatura di oltre un milione di gradi centigradi, e ne è riemersa illesa (o quasi). Secondo quanto riportava Spaceweather.com, sarebbe potuta diventare improvvisamente luminosa come Giove o Venere.
A riprendere la spettacolare corsa, verso la mezzanotte e mezza di oggi, erano schierati 18 strumenti da cinque satelliti. Il Solar Dynamics Observatory (Sdo) della Nasa ha anche girato un video. L’occasione era eccezionale non tanto per la rarità degli eventi, quanto per il fatto che sono abbastanza improvvisi. Le comete che orbitano intorno al Sole sono chiamate radenti; ogni tanto, in modo imprevedibile, una di queste si lancia nel Sole, ma il preavviso è troppo breve perché gli scienziati possano prepararsi a seguirlo come vorrebbero. Questa volte le cose sono andate diversamente. L’astrofilo australiano Terry Lovejoy, infatti, ha scoperto la folle corsa della cometa omonima (che appartiene alla classe di radenti più nota, chiamata Kreutz, che sembra derivino tutte da un’unica gigante cometa) lo scorso 27 novembre, dando la possibilità ai ricercatori di osservarla con largo anticipo.
Oltre al Solar Dynamics Observatory, gli scienziati hanno puntato verso il corpo celeste gli occhi del Solar Terrestrial Relations Observatory (Stereo), del Solar and Heliospheric Observatory, del giapponese Hinode e dell’europeo Proba dell’Esa. La Nasa ha anche creato un sito per fornire aggiornamenti e immagini. L’aumento di luminosità prevista c’è stato, ma la cometa non è morta.
Per oggi, comunque, Lovejoy ha in programma un altro spettacolo per chi si trova in Nord America. Apparirà nel cielo per 5-10 minuti a destra del Sole e, se brillerà come Venere, sarà visibile.
La distruzione di una cometa è di quegli eventi che incuriosiscono particolarmente gli astronomi, e questa era una rara occasione di osservare la vaporizzazione di un corpo ghiacciato relativamente grande (200 metri di diametro), come ha scritto Karl Battams del Naval Research Laboratory, a Washington, D.C, sulle comete radenti. “ Mi aspettavo che sopravvivesse una diffusa coda di polvere, ma nessun tipo di nucleo”, ha twittato ieri il ricercatore, ripreso poi da Space.com.
Via wired.it
credit immagine: Nasa