Il primo cuoco forse era un Homo erectus di ben un milione di anni fa, se non più antico. Dentro la grande Cava di Wonderwerk, in Sudafrica, vi sono infatti quelli che a oggi sono considerati i più antichi resti noti di falò, stando a quanto riporta Proceedings of the National Academy of Sciences. Se i risultati delle prime analisi sullo strato geologico in cui sono stati rinvenuti i reperti saranno confermati, la scoperta e la padronanza del fuoco da parte di un ominide andrà retrodatata di ben 300mila anni rispetto a quanto ritenuto finora.
A mettere la firma in calce al nuovo studio è un gruppo internazionale guidato da Michael Chazan, co-direttore degli scavi presso la grotta e direttore dell’Archaeology Centre dell’Università di Toronto, e Liora Kolska Horwitz della Hebrew University di Gerusalemme.
Meno di dieci anni fa, gli archeologi e i paleoantropologi pensavano che il dominio del fuoco fosse relativamente recente: le più antiche tracce di fuocherelli noti erano datate 500mila anni fa. Poi, nel 2004, l’Università di Gerusalemme aveva rinvenuto a Gesher Benot Ya’aqov, in Israele, resti di fuochi risalenti a 790mila anni fa. Ora sembra che gli ominidi che ci hanno preceduto fossero ancora più precoci nell’arte di governare questo elemento, e si pensa che utilizzassero il fuoco anche per cuocere il cibo.
I reperti, infatti, comprendono frammenti di ossa di animali, asce a mano e cenere di erba; quest’ultima sembra venisse usata come combustibile principale, dato che i sedimenti sono stati riscaldati mai oltre i 700 gradi. Le indagini sui reperti, eseguite presso la Boston University, escludono anche la possibilità che i resti dei fuochi siano stati trasportati nella cava in un secondo momento, da acqua o altri agenti.
In realtà, nei 140 metri di lunghezza di Wonderwerk Cave, che fu sede di una vasta occupazione da parte degli ominidi, sembrano trovarsi i resti di fuochi ancora più antichi (fino a 1,7 milioni di anni fa), come suggerisce lo scopritore del sito stesso, Peter Beaumont del McGregor Museum di Kimberley (Sudafrica). Ma i dati forniti da queste ultime analisi sono, al momento, le prime prove sicure e non ambigue della presenza di ripetuto uso del fuoco in un insediamento archeologico.
via wired.it
Credit immagine: wishymom (Stephanie Wallace Photography) / Flickr