Accesso gratuito – o quasi – a Internet per circa sei miliardi di persone. È l’ambizioso obiettivo diMark Zuckerberg, Ceo di Facebook, che ha recentemente annunciato la fondazione di Internet.org, un consorzio che mette insieme la sua azienda e produttori di telefoni cellulari (Nokia, Samsung,Ericcson), browser (Opera) e fornitori di infrastrutture di rete (Qualcomm, MediaTek). La notizia è stata (ovviamente) condivisa su Facebook in un documento in cui Zuckerberg ha raccontato la sua visione di un mondo completamente connesso che a suo dire potrebbe affrontare meglio le disparità economiche e sociali.
Raggiunto da Wired.com all’indomani dell’annuncio, Zuckerberg ha spiegato come la sua iniziativa punti a estendere in tutto il mondo la cosiddetta economia della conoscenza: “Nel prossimo secolo si segnerà il passaggio dall’economia industriale a quella basata sulla conoscenza. L’economia industriale non fa crescere tutti allo stesso modo. Se qualcuno possiede un giacimento di petrolio, io non posso sfruttarlo. La conoscenza, invece, funziona in modo diverso: se qualcuno conosce qualcosa, può condividerla e arricchire così tutto il mondo. Finché questo non accade, ci sarà sempre una grande disparità”.
Certo, a ben guardare, nelle nazioni in cui già vige questo tipo di economia (cioè, nella visione di Zuckerberg, quelle in cui i servizi Internet sono accessibili a tutti), la disparità di reddito sembra essere addirittura peggiorata. Ma Mark sostiene che sia solo questione di tempo: “Deve avvenire una transizione naturale. La rivoluzione industriale è avvenuta nell’arco di decenni. Con Internet.org stiamo gettando la base perché il mondo possa cambiare in meglio”. Per raggiungere quest’obiettivo, l’accesso ai dati deve essere consentito anche a chi non ne ha le possibilità economiche. Un problema che pone sfide tecnologiche e strutturali abbastanza complesse. Ma non insormontabili, secondo Zuck:“Finora, a Facebook abbiamo cercato di rendere i nostri servizi sempre più veloci e stabili. Ma non abbiamo fatto nessuno sforzo per ottenere la stessa esperienza di utilizzo con meno dati, semplicemente perché non ce n’era bisogno. Nelle nazioni sviluppate quasi tutti hanno l’accesso alla banda larga”. Il discorso è diverso, invece, per le zone più povere del mondo. Dove ogni byte conta: “Al momento ogni persona usa in media circa 12 Mb al giorno per la nostra applicazione Android. Nei prossimi due anni porteremo la cifra a un Mb. Che però è ancora troppo. Cercheremo di arrivare a un terzo di megabyte”.
Questa rete low-cost, nelle previsioni, sarà soprattutto basata su dati testuali, meno dispendiosi in termini di banda e dimensioni. I servizi di base che dovrà fornire questo segnale di linea Internet, come l’ha chiamato lo stesso Zuckerberg, sono “messaggistica, Wikipedia, motori di ricerca, previsioni del tempo”. E, naturalmente, social network. Chi si farà carico, per esempio, di dare un’identità online a questi nuovi miliardi di utenti? Facebook, naturalmente: lo stesso Zuckerberg, dopo aver incensato l’aspetto filantropico dell’iniziativa, non nasconde di “essere molto interessato a quest’aspetto, anche se non pretendo che Fb sia l’unica azienda a farlo”.
Per mettere a tacere i malpensanti, che sostengono che Internet.org sia un mezzo di cui si servirà Facebook per ampliare il proprio bacino di utenti, Zuckerberg sostiene che “il miliardo di persone già presenti sul nostro social network ha molto, molto più denaro di tutti gli altri sei miliardi messi insieme. Se il nostro obiettivo fosse stato quello di fare soldi, la strategia giusta sarebbe stata quella di focalizzarci solo sulle nazioni sviluppate. Il nostro servizio è gratuito. E nei posti dove intendiamo portare la rete non ci sono mercati pubblicitari [per adesso, risponderebbe il solito malpensante] . Quindi, per un lungo periodo, Facebook non ci guadagnerà niente. Voglio fare questo investimento perché è un bene per tutto il mondo. È la sfida più grande della nostra generazione, e sarebbe meraviglioso vincerla grazie alla collaborazione di grandi aziende. Ci saranno persone che potranno avere, per la prima volta, accesso alle informazioni sanitarie. O parlare con i propri parenti che risiedono in un villaggio distante centinaia di chilometri”. Con la chat di Facebook, naturalmente.
Via: Wired.it
Credits immagine: Andrew Feinberg/Flickr