È ufficiale: bisognerà aspettare 12 anni per il prossimo exosyzygy. Se il nome di questo rarissimo evento astronomico vi fa pensare ad uno scherzo, la data in cui è atteso non potrà che suonare come una conferma: 1° aprile 2026. Pesce d’aprile dunque… e invece no. Exosyzygy è infatti un vero termine scientifico: una doppia eclissi che avviene al di fuori del nostro Sistema Solare, ovvero l’allineamento di due esopianeti nel momento in cui passano di fronte alla loro stella. Il primo, ed ultimo, avvistamento di un simile evento risale al 2010. Ad effettuarlo fu un team di astronomi del Tokyo Institute of Technology, che lo osservarono nel sistema della stella Kepler-89, grazie al telescopio Kepler della Nasa.
L’exosyzygy è un fenomeno talmente raro che persino sul nome non esistono ancora certezze. Il termine è stato infatti coniato da Darin Ragozzine del Florida Institute of Technology di Melbourne, che per primo ha ipotizzato in che modo fosse possibile osservare un simile evento. Nel loro studio, i ricercatori giapponesi lo chiamano invece “planet-planet eclipse” (PPE), o eclissi pianeta-pianeta, una scelta di cui nemmeno loro sembrano però completamente convinti: “Non sono sicuro che il termine PPE sia effettivamente accettato dalla comunità scientifica”, racconta infatti Teruyuki Hirano, ricercatore che coordina il team del Tokyo Institute of Technology.
A prescindere dal nome utilizzato, quello osservato del team di Hirano rimane l’unico evento di questo genere mai stato confermato. Quando un recente avvistamento nel sistema della stella Kepler-51 si è rivelato essere un falso allarme, Hirano ha deciso di calcolare quanto bisognerà aspettare per vederlo nuovamente su Kepler-89. In un articolo pubblicato su The Astrophysical Journal, i ricercatori del Tokyo Institute of Technology hanno analizzato come evolveranno nei prossimi anni le orbite dei tre pianeti più grandi del sistema, confermando così che i due più esterni si sovrapporranno per circa due ore, esattamente il 1° aprile 2026.
Questo ovviamente se i calcoli degli scienziati si riveleranno corretti. Il sospetto infatti è che oltre ai quattro confermati, intorno a Kepler-89 orbiti anche un quinto pianeta. Se così fosse, l’interazione gravitazionale di un altro corpo celeste andrebbe tenuta in considerazione per calcolare correttamente le orbite degli altri pianeti. Non resta dunque che aspettare pazientemente altri dodici anni, e puntare quindi nuovamente il telescopio verso Kepler-89. Anche se anche l’exosyzygy non dovesse verificarsi, si tratterebbe comunque di un’osservazione importante, che confermerebbe la presenza di un nuovo esopianeta.
“Da quando Kepler ha dovuto abbandonare la sua missione originaria, è stato difficile per noi studiare i parametri del sistema e confermare la presenza di un quinto pianeta”, conclude Hirano. “Spero di poter osservare il fenomeno con i miei occhi, ma sarà difficile riuscire ad avere a disposizione un telescopio adatto per tutta la durata dell’evento”.
Via: Wired.it
Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/T. Pyle