Un sistema laser avrebbe potuto salvare il volo MH17?

    Sono ancora molti i misteri che avvolgono il disastro aereo del volo MH17 della Malaysia Airlines. Quello che si sa è che l’aereo è stato colpito da un missile S-300 o da un Buk, anche se non si hanno ancora certezze sugli autori dell’attacco. Per ora la compagnia ha deciso di evitare lo spazio aereo ucraino, spostando i suoi voli sulla Siria (una scelta che suscita non poche perplessità), ma sono in molti a chiedersi cosa si può fare oggi per migliorare la sicurezza dei voli di linea. Tra le ipotesi più plausibili c’è quella di sistemi di difesa basati sui laser, apparecchi capaci di abbattere missili e altre minacce prima che raggiungano il velivolo, e che i militari starebbero sviluppando già da diversi anni. Manca davvero poco, come racconta ad esempio il Wall Street Journal, per vedere in azione questi sistemi di difesa fantascientifici? Più o meno, almeno stando alla ricostruzione fatta da Popsci.

    Sviluppare sistemi di difesa balistica, di qualunque tipo, è infatti costoso. Estremamente costoso, tanto che il congresso degli Stati Uniti ha recentemente deciso di dare un taglio alle spese per lo sviluppo di sistemi antimissile, chiedendo espressamente di concentrare gli sforzi unicamente su progetti realistici. Per fare un esempio, l’Iron Dome israeliano, che stiamo vedendo in azione nei drammatici scontri di questi giorni, è costato la bellezza di 45 milioni di dollari per ogni batteria di lanciamissili, e ha un bilancio di spesa estremamente sbilanciato rispetto alle armi degli avversari: lancia infatti missili da 4mila dollari per intercettare razzi il cui prezzo si aggira intorno ai 750 dollari l’uno. Dal canto loro i sistemi laser avrebbe un rapporto qualità prezzo estremamente conveniente, perché si calcola che la spesa sarebbe di circa un dollaro a colpo. Il problema però è che nonostante le decine di milioni di dollari spesi, un modello funzionante ancora non esiste.

    I sistemi più avanzati sviluppati fino ad oggi raggiungono infatti una potenza di circa 10 chilowatt, ma per abbattere missili, razzi e altri pericoli, ne servono molti di più. Quanti non è chiaro, ma si parla di almeno 100 chilowatt per distruggere proiettili e droni, e 500 e più per i missili. I sistemi laser infatti funzionano un po’ come moderni specchi ustori, devono cioè rimanere concentrati sul bersaglio fino a quando non riescono a penetrare le schermature, o a manometterne i sistemi di volo.

    Per farlo servono moltissimi chilowatt di potenza, ma calcolare con precisione quanti è estremamente difficile. Sono comunque diversi i progetti in fase di sviluppo, come quello della compagnia israeliana Rafael, o l’High Energy Laser Mobile Demonstrator dell’esercito degli Stati Uniti, e quello della Lockheed, che avete visto in azione nel video qui sopra. Per tornare al volo della Malaysia Airlines, sembra che oggi le armi laser avrebbero potuto fare ben poco per impedire la tragedia. Secondo Ray Johnson, Ceo della Lockheed, presto questi questi sistemi di difesa futuristici potrebbero effettivamente vedere la luce: i modelli da 100 chilowatt già nei prossimi anni, mentre quelli dai 300-500 in su, necessari probabilmente per abbattere missili antiaerei, ci sarà da attendere un po’ di più.

    Via Wired.it

    Credits immagine: Boeing

    1 commento

    1. Sinceramente trovo altamente improbabile che le case costruttrici si aeromobili civili impieghino ingenti risorse per sviluppare misure preventive contro pericoli altamente impribabili dal punto di vista statistico…laser che generano simili potenze hanno notevoli ingombri e inciderebbero molto sul peso dell aeromonile…visto che si ė in tempi di crisi si tende a rendere gli aeromobili piu efficienti per diminuire i consumi di carburante. ..e in tutto cio influisce senza dubbio molto il peso dell’aeromobile stesso…

      Studente ingegneria aerospaziale

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