Grazie all’uso di tecniche di indagine scientifica integrate con metodi tipici degli studi umanistici è stata scoperta una delle più antiche testimonianze del primo cristianesimo: un papiro risalente a circa 1.400 anni fa, che contiene riferimenti all’Ultima Cena e altri passi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Il documento, conservato nella John Rylands Library dell’Università di Manchester,non è mai studiato prima, e potrebbe essere stato utilizzato in origine come amuleto. Questa almeno è l’ipotesi di Roberta Mazza, studiosa di papirologia e storia antica presso l’Università di Manchester e autrice della scoperta, che ci ha raccontato i dettagli del suo lavoro e il contenuto di questo importante documento.
Dottoressa Mazza, come mai sono state necessarie tecniche scientifiche per decifrare il papiro?
Su un lato del documento erano stati scritti in greco alcuni frammenti della Bibbia, che terminano con un richiamo dell’Ultima Cena: le ultime parole di Gesù durante il momento della consacrazione del vino e del pane. Mi sono subito resa conto però che anche sull’altro doveva esserci qualcosa che era ormai illeggibile. Mediante Imaging multispettrale, una tecnica non invasiva che permette di “tirare fuori” immagini e testi non visibili a occhio nudo, è stato possibile scoprire che si trattava di una ricevuta di pagamento della tassa del grano, scritta in un villaggio dell’Egitto orientale vicino Ermopoli, l’attuale Al Ashmunin. Il carbon dating invece, una tecnica che permette la datazione di un oggetto, ha confermare quanto già ipotizzato: il papiro era stato scritto tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo d. C.
Cosa racconta invece l’altro lato?
Innanzitutto ci dice moltissimo sull’uso che si faceva della Bibbia a quel tempo e su come veniva trasmessa: molto più di frequente attraverso la liturgia che non leggendo i testi scritti. Dal momento che il greco è molto scorretto, penso che il proprietario dell’amuleto non abbia copiato da un libro ma abbia scritto a memoria una serie di passaggi presi dal Libro dei Salmi ma anche dal Nuovo Testamento. Più che leggere la Bibbia seduti, penso che gli antichi la imparassero più o meno come un cattolico che oggi ascolta la messa.
Lei ha ipotizzato che il documento fosse stato conservato come portafortuna. Ma cosa c’entra la magia con il cristianesimo?
I primi cristiani ristrutturano una prassi magica che e millenaria in Egitto. Gli amuleti venivano già scritti in questo modo dagli egiziani, poi dai greci e dai romani. Il papiro va a completare un corpus di circa 200 amuleti che contengono riferimenti al cristianesimo di cui siamo già a conoscenza e che sono sparsi in collezioni in tutto il mondo.
Credits immagine: The University of Manchester