Ricerca, la parola d’ordine è collaborazione

Sono trentaquattro, sono giovani (29 anni di età in media), e hanno un curriculum di tutto rispetto, con dottorati, esperienze all’estero e pubblicazioni su riviste scientifiche prestigiose. Sono i ricercatori del settore biomedico ammessi alla seconda edizione del Novartis Biocamp Italia, un workshop esclusivo organizzato quest’anno in collaborazione con l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano). “È un campione di altissimo livello: sono ricercatori solidi – e soprattutto ricercatrici, giacché per il 70 per cento sono donne – che vengono da tutte le Regioni d’Italia”, commenta Gaia Panina, Chief Scientific Officer di Novartis Farma. Obiettivo del workshop, la formazione manageriale e imprenditoriale dei giovani ricercatori, all’insegna della collaborazione tra pubblico e privato, vera chiave di volta per il futuro della ricerca biomedica in Italia. “La presenza di questi giovani ricercatori – aggiunge Alberto Mantovani, Direttore Scientifico di Humanitas – ci mostra che il paese è ancora in grado di produrre capitale umano di alta qualità, anche a fronte di investimenti in ricerca molto bassi: rispetto alla Germania, è come se fossimo costretti a giocare una partita di calcio con nove giocatori anziché 11. E tuttavia – continua Mantovani – anche in queste condizioni proibitive siamo in grado di sfornare giovani talenti”.

L‘Italia deve però affrontare diversi problemi: in primo luogo la scarsa attrattività dei nostri centri di ricerca nei confronti dei cervelli stranieri, oltre alla cronica fuga di quelli nostrani. Ma a preoccupare, osserva ancora Mantovani, è anche la lentezza del trasferimento dei prodotti della ricerca dai laboratori alla società. In questo senso, una migliore collaborazione tra pubblico e privato può rappresentare una strategia vincente, aggiunge Mario Calderini, Consigliere per le politiche di ricerca e innovazione presso il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. “La creazione di una stabile architettura di collaborazione pubblico-privato tra sistema della ricerca e imprese è tra le priorità del MIUR”, conferma Calderini, che ha presentato il Programma Nazionale per la Ricerca, realizzato in collaborazione tra il MIUR e Confindustria, che per la prima volta ha un orizzonte temporale di sette anni dal 2014-2020 ed è già in fase molto avanzata di definizione.

In effetti una collaborazione strutturata tra università e aziende farmaceutiche può consentire di raggiungere risultati importanti almeno sul fronte terapeutico. “Un esempio eclatante e molto attuale riguarda l’applicazione delle terapie cellulari nella lotta ad alcune forme di leucemia”, sottolinea ancora Panina. “La collaborazione tra Novartis e la Perelman School of Medicine della University of Pennsylvania, per esempio, ha permesso lo sviluppo, attraverso una tecnologia estremamente innovativa, di una terapia che, secondo uno studio reso noto proprio in questi giorni, è in grado di trattare in modo risolutivo il 92% dei casi la leucemia linfoblastica acuta nei bambini che ne sono affetti. Esempi come questo – prosegue Panina – ci confermano che la partnership con le realtà universitarie d’eccellenza è per Novartis la strada giusta per sostenere l’innovazione. Il lavoro congiunto con Humanitas per il BioCamp è un virtuoso esempio destinato ad una collaborazione più ampia sia in ambito scientifico sia formativo”.

Credits immagine: Novartis AG/Flickr CC

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