È la seconda causa di morte e la prima causa di invalidità nel mondo occidentale. Parliamo dell’ictus, quell’interruzione prolungata (almeno di una decina di minuti) dell’afflusso di sangue al tessuto cerebrale, provocando la distruzione di un gruppo di neuroni. La lesione provoca danni permanenti, a seconda della zona cerebrale interessata: si possono verificare problemi alla vista se è interessato il nervo ottico, il blocco dei movimenti degli arti o difficoltà di memoria, nel linguaggio o nella deglutizione. In Italia si verificano circa 200 mila casi ogni anno. E mediamente tra il 5 e l’8 per cento dei pazienti che sono stati colpiti da ictus sviluppa una recidiva nel primo anno dopo l’evento.
Per il trattamento di questi pazienti è ora attivo nella Regione Lazio un Pacchetto Ambulatoriale Complesso (PAC), presentato a Roma alla presenza del Presidente della giunta regionale Nicola Zingaretti. Un percorso messo a punto per facilitare l’accesso alle cure mediante la presa in carico del paziente sulla base di un insieme di verifiche diagnostiche che consentono di identificare precocemente, e meglio contrastare, le complicanze che seguono le malattie cerebrovascolari. Obiettivo, quello di prevenire le ricadute, evitare le conseguenze sul piano psicofisico, e contenere i costi (circa 14 miliardi di euro l’anno, soprattutto a carico delle famiglie),
Circa l’80 per cento degli episodi di ictus secondario potrebbe essere evitato con un’opera di prevenzione – ricorda infatti Paolo Binelli, presidente dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (Alice Italia onlus). Dopo lo stroke, il paziente viene seguito a casa dalla Asl, ma così facendo si perdono i contatti con il neurologo che in ospedale ha gestito la fase acuta. “Grazie al PAC invece si chiude il cerchio – continua Binelli – perché si migliora l’interazione dell’ospedale con la Asl, e si evitano le recidive. Si tratta insomma di una forma di sinergia tra le forze della Sanità”.
La Regione Lazio si pone dunque all’avanguardia nella gestione dell’ictus, dice Zingaretti, che ricorda come il PAC sia solo uno dei tasselli nella riorganizzazione della Sanità, così come gli interventi sulle liste di attesa destinati a garantire la priorità alle urgenze.
Oggi l’identificazione del danno da ictus cerebrale è ancora più agevole che in passato – aggiunge Stefano Paolucci, segretario della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (SIRN) – anche perché, di recente, il Global Stroke Community Advisory Panel che fa capo alla World Stroke Organization ha messo a punto la Post-Stroke Checklist (PSC). Si tratta di un semplice questionario in undici punti che consente a pazienti, medici e fisioterapisti di identificare e trattare al meglio, con l’eventuale ricorso allo specialista, le complicazioni a lungo termine che potrebbero colpire i pazienti sopravvissuti all’ictus, orientandoli verso le figure mediche e i trattamenti terapeutici più appropriati e migliorandone così la qualità della vita. La PSC è quindi un validissimo aiuto, di grande affidabilità scientifica, per mettere a disposizione dei medici, e in particolare di quelli di medicina generale, nuovi strumenti standardizzati per il monitoraggio del malato anche fuori dall’ambito strettamente specialistico.
Credits immagine: Carlos Lorenzo/Flickr CC