L’Assemblea del Senato ha approvato in questi giorni quattro mozioni per ‘la salvaguardia’ del benessere degli animali nella sperimentazione a scopo di ricerca auspicando la promozione di “iniziative volte a informare e diffondere le metodologie alternative alla sperimentazione animale”. È un tema questo alquanto delicato che riguarda tutti noi, animalisti e non, scienziati e cittadini e soprattutto la nostra salute e quella dei nostri figli e delle generazioni future.
Vale la pena pertanto soffermarsi a riflettere e andare oltre le propagande e le emozioni suscitate da video come il salvataggio dei cagnolini beagle dalla vivisezione. È fondamentale garantire il benessere degli animali e farci promotori della loro protezione ed è giusto che ci sia una legislazione chiara per la loro tutela. Ma questo non deve in alcun modo compromettere o vietare la sperimentazione animale nella ricerca scientifica, a tutt’oggi imprescindibile per lo studio delle malattie e per lo sviluppo di nuovi farmaci e trattamenti sicuri ed efficaci nell’uomo, come ha ribadito in questi giorni anche la senatrice a vita Elena Cattaneo nella sua lettera su Repubblica.
Proviamo a pensare per un attimo a che punto sarebbe la medicina attuale senza la sperimentazione animale. Quante malattie, che ora sono trattabili e curabili, mieterebbero ancora vittime nell’uomo? La sperimentazione animale non è vivisezione, la sezione o il taglio di un essere vivente, una pratica che non avviene nei laboratori. C’è una cattiva informazione sui ricercatori che sperimentano su animali facendoli passare per persone senza pietà o scrupoli. Nella realtà ogni esperimento deve essere approvato da un comitato etico e qualsiasi operazione è seguita da un medico veterinario, che si assicura che l’animale soffra il meno possibile. I laboratori non sono mondo perverso e i cittadini sono spesso confusi, non sanno bene di cosa si parla e parlarne è importante, significa promuovere la cultura. Cultura contro il maltrattamento degli animali, certamente, ma anche contro l’ignoranza, la superficialità, la faciloneria che in passato hanno portato a commettere gravi errori in medicina sulla pelle dei pazienti.
La storia è sempre di grande insegnamento e gli errori medici hanno portato alla costruzione di un sistema normativo rigoroso, di cui la sperimentazione sugli animali è parte fondamentale, per la tutela dei pazienti e della loro salute, per impedire che sia l’uomo a diventare “cavia”. Come accadde nel 1937, quando un medicinale a base di sulfamidici fece parecchie vittime perché conteneva un solvente di cui non era stata valutata la tossicità in studi sugli animali. Oppure come nel caso della talidomide che negli anni cinquanta provocò malformazioni in migliaia di bambini, perché non ne era stato valutato preliminarmente l’effetto mutageno negli animali, ed ora, proprio grazie agli studi sugli animali, si propone come farmaco antitumorale. Solo la conoscenza e una corretta divulgazione delle informazioni scientifiche potranno promuovere un progresso della medicina.
Credits immagine: Novartis AG/Flickr CC