Paul Seabright
La guerra dei sessi
Come conflitto e cooperazione hanno plasmato uomini e donne dalla preistoria ai giorni d’oggi
Edizioni “a” dell’Altana
Pp. 268, Euro 26,00
Non è difficile, oggi, accorgersi di come in alcuni settori del mondo produttivo ci siano occupazioni o posizioni di potere esclusivamente maschili, o che il salario delle donne si attesti sull’80% rispetto a quello degli uomini. Più difficile, forse, sapere che gli uomini, pur fortemente rappresentati ai gradini più alti della società, occupano anche quelli più bassi. Ma perché accade tutto questo? Quali ragioni – biologiche, sociali, culturali – sono alla base di questo fenomeno? Con questo saggio Paul Seabright, professore di Economia all’Università di Tolosa, in Francia, ha scelto di indagare le cause che determinano questo complesso di situazioni, presentando una ricca documentazione, ma poche conclusioni definitive.
Come in alcune società animali, anche in quella umana si riconoscono importanti fattori sociali che portano alla collaborazione tra i due sessi, ma anche ad evidenti conflitti; emozioni e istinti guidano in modo determinante le aspettative reciproche, compresa la paura di non piacere (con tutti i tentativi per esorcizzarla), o la speranza di una sicurezza familiare per se stessi e per i propri figli.
L’indagine di Seabright si rivolge sostanzialmente al mondo economicamente evoluto, in cui le donne stanno gradualmente avendo accesso ai luoghi del potere. Ma è il caso di ricordare che non in tutto il mondo sono stati fatti gli stessi passi nella emancipazione femminile e la sola idea di un diritto all’istruzione è ancora per molte donne un miraggio, un sogno che può realizzarsi a prezzi altissimi.
Pur non disponendo di dati certi, Seabright cerca alcuni dei motivi chiamando in causa la tendenza femminile a stabilire legami forti, consistenti e solidi, mentre i maschi sembrerebbero prediligere vincoli a scarso investimento emotivo, dedicandosi preferenzialmente ad amicizie casuali o a semplici conoscenze. In che modo questa tendenza avrebbe delle conseguenze sulla posizione sociale dei due sessi, e soprattutto alla loro carriera? Probabilmente i molti legami – ancorché deboli – dei maschi, la loro vasta rete di conoscenze, le relazioni giuste… si rivelano efficaci, mentre il bisogno di scegliere le persone con cui stabilire legami forti limiterebbe le possibilità di contatti utili e, di conseguenza, le potenzialità femminili.
Altri studi chiamati in causa dall’autore dimostrano che, nonostante una capacità professionale femminile non inferiore a quella degli uomini, le donne sfruttano sistematicamente le loro opportunità meno degli uomini. Secondo alcune ricerche, infatti, (vedi ad esempio L. Babcock e S. Laschever, 2003) “le donne non chiedono”, cioè sono meno aggressive nel far valere i loro diritti, per esempio nel trattare il loro stipendio iniziale, e questo le danneggia sia economicamente sia nelle possibilità di carriera. La stessa ricerca dimostra, però, che le donne riescono a essere molto aggressive quando si tratta di difendere i diritti di altri, cioè quando non corrono direttamente dei rischi. Questo comportamento induce a riflettere sulla tendenza femminile alla non competizione, che se da un lato porta ad evitare rischi, dall’altro comporta il saper svolgere proficuamente i lavori di squadra.
I dati presentati da Seabright permettono di ampliare e arricchire le opinioni di ciascuno sulle differenze di comportamento dei generi, quando sono in stretta competizione, quando cooperano, quando si accordano superando le reciproche paure, quando esibiscono all’altro sesso – o all’eventuale datore di lavoro – tutte le loro potenzialità. La menzogna involontaria, i sotterfugi, l’astuzia, il sospetto, l’inganno e l’autoinganno sono armi essenziali nella battaglia quotidiana tra uomini e donne; i nostri progenitori le usavano per conquistare un vantaggio riproduttivo. E ancora oggi, guidati anche dalla pubblicità, entrambi i sessi le usano per avere la meglio nelle differenti circostanze della vita.
Ciao! È vero che astuzia, autoinganno e compagnia cantante vengono ancora utilizzati ma sul fatto che siano armi essenziali mi trovo in disaccordo.. Sarebbe un discorso complesso da affrontare, ora mi sento svogliato, ma a parte l’astuzia e forse l’autoinganno,a seconda di cosa tu autrice intendi con questo termine, le altre mi sembrano solo scelte personali.