Ha la veneranda età di 13,2 miliardi di anni. Niente male, se si considera che l’Universo è stesso è datato circa 13,8 miliardi di anni. Gli astronomi che la hanno scoperta, Adi Zitrin, della Nasa, e Richard Ellis, dello University College di Londra, l’hanno chiamata EGS8p7: si tratta della galassia più vecchia e lontana mai osservata finora. La scoperta è stata pubblicata sulle pagine della rivista Astrophysical Journal Letters.
In realtà, l’antichissimo e lontanissimo oggetto celeste era già stato identificato, all’inizio del 2015, dagli occhi dello Hubble Space Telescope e dello Spitzer Space Telescope. L’équipe di Zitrin e Ellis si è servita di uno spettrometro a infrarossi, il Mosfire, in dotazione allo W.M. Keck Observatory delle Hawaii, per analizzare lo spettro emesso dalla galassia. In particolare, gli scienziati erano interessati a studiare il redshift della luce emessa: un fenomeno derivante dal cosiddetto effetto Doppler, in conseguenza del quale lo spettro di una sorgente luminosa appare spostato verso il rossose la sorgente stessa si sta allontanando dall’osservatore.
L’analisi spettrografica di EGS8p7 ha rilevato un redshift pari a 8.68, mentre la galassia più distante mai osservata fino a questo momento aveva un redshift pari a 7,73.
E qui, al di là del record, arriva la parte più interessante della scoperta. Stando a quanto si sa finora, i gas caldi di idrogeno, riscaldato dalle stelle nelle galassie più giovani, producono unafirma spettrale nota come linea Lyman-alpha. Se lo spettro della luce emessa da una galassia contiene tale linea, gli astrofisici deducono che si tratta di una galassia giovane e attiva. Non sarebbe dovuto essere il caso di EGS8p7: la sua linea Lyman-alpha sarebbe dovuta essere stata completamente assorbita dalle nubi di idrogeno del neonato Universo. Ma, a quanto pare, non è così.
“Ci saremmo aspettati”, racconta Zitrin, “che la maggior parte della radiazione di questa galassia fosse stata assorbita dall’idrogeno nello Spazio. Eppure, abbiamo osservato la linea Lyman-alpha nel suo spettro”. Si ritiene che le prime galassie, come spiega Wired.co.uk, si siano formate circa 300mila anni dopo il Big Bang, quando protoni ed elettroni si unirono per formare atomi neutri di idrogeno. La gravità fece il resto, mettendo insieme questi atomi a formare nubi giganti in grado di assorbire la radiazione emessa dalle giovani galassie (tra cui, per l’appunto, EGS8p7). Solo più tardi, secondo la teoria, le galassie iniziarono a ionizzare le nubi di idrogeno e a lasciare le caratteristiche linee Lyman-alpha nel proprio spettro.
Forse, dicono gli astronomi, EGS8p7 fu una galassia eccezionalmente calda e luminosa, così tanto da ionizzare velocemente le nubi di idrogeno che la circondavano. Oppure, semplicemente, c’è qualcosa che ancora non sappiamo sulla composizione del giovane Universo.
Credits immagine: I. Labbé (Leiden University), NASA/ESA/JPL-Caltech
Via: Wired.it