La clessidra, le cicogne, il nastro patriottico, le emoji. La campagna del ministero della Salute per il Fertility Day – oggi, 22 settembre – pensato per “richiamare l’attenzione di tutta l’opinione pubblica sul tema della fertilità e della sua protezione”, non è stata affatto un successo. Lo scivolone delle locandine ha a dir poco infiammato l’opione pubblica (e le nuove immagini non sembrano aver fatto diversamente) con la foto imperante dell’orologio biologico in scadenza e il rimbrotto agli omnipresenti cattivi stili di vita che danneggiano la salute dell’apparato riproduttivo. Ma la fertilità, vale a dire la capacità di riprodursi, o l’altra faccia della medaglia, la difficoltà a farlo (l‘infertilità), volendo mantenerci solo sul piano della salute, non è un legata solamente all‘età e ai cattivi stili di vita. Perché se è vero che i “cattivi compagni da abbandonare”, come li definisce l’opuscolo del minisero della Salute – alcol, droghe, fumo, obesità e sovrappeso e sostanze dopanti – sono fattori di rischio importanti sia per l’uomo che per la donna in materia di infertilità, non sono gli unici.