L’esercizio fisico fa bene, si sa, ma quanto possa influire positivamente sulle nostre funzioni fisiologiche è una scoperta solo degli ultimi anni. Non tutte le attività possibili però hanno lo stesso effetto. A livello del sistema nervoso infatti, lo sforzo aerobico, rispetto allo stretching, determina in aree specifiche un maggior aumento del volume cerebrale. È quanto emerge dalla ricerca condotta da Laura D. Baker del Wake Forest School of Medicine (WFSM) in Winston-Salem, e presentata al convegno annuale della Società Radiologica del Nord-America (RSNA).
Muoversi è un potente siero anti-età. Svolgere attività fisica in modo regolare aiuta infatti le persone over-65 a mantenere le loro abilità cognitive. Capacità che vengono gravemente compromesse da patologie degenerative. L’interesse di ricerche come questo non è infatti tanto quello trovare il modo per aumentare le capacità intellettive, quanto piuttosto cercare sistemi preventivi per malattie degenerative, come l’Alzheimer, una forma di demenza che solo nel 2015 ha colpito 46,8 milioni di persone nel mondo (report di Alzheimer Italia).
La ricerca di Baker ha mostrato risultati molto positivi per quanto riguarda l’aumento della massa cerebrale e della materia grigia in particolare, proprio dove gli effetti dell’Alzheimer sono più devastanti.
Allo studio hanno partecipato 35 adulti, con un’età media di 63 anni e affetti da lievi disabilità cognitive, a cui è stato chiesto di esercitarsi quattro volte a settimana per sei mesi in attività aerobiche, come per esempio esercizi sul tapis roulant, la cyclette e l’ellittica. Il gruppo di controllo era costituito da 19 adulti di 67 ani di età in media, che con la stessa frequenza si sono invece sottoposti a esercizi di stretching.
Una nuova tecnica di risonanza magnetica ad alta risoluzione ha poi permesso ai ricercatori di osservare e misurare i cambiamenti avvenuti a livello cerebrale. “Nel confronto fra il gruppo di controllo e i pazienti impegnati nell’esercizio aerobico, in questi ultimi abbiamo evidenziato non solo un miglior mantenimento del volume totale cerebrale, ma anche un aumento del volume di sostanza grigia a livello locale e un incremento dell’elasticità direzionale del tessuto nervoso” sottolinea Jeongchul Kim, ricercatore che ha partecipato allo studio. Nel gruppo di controllo invece l’analisi ha rivelato una contrazione locale, o atrofia, nelle fibre connettive della sostanza bianca, deformazioni che secondo il Kim “potrebbero essere dovute a una perdita di volume cerebrale”.
Oltre a misure morfologiche, i partecipanti che avevano svolto attività aerobica hanno mostrato anche un miglioramento statisticamente significativo delle loro performance cognitive. Questo tipo di esercizio fisico quindi non solo aiuta a ringiovanire a livello cerebrale, ma può anche migliorare le capacità intellettive.
La ricerca può tornare utile anche per la prevenzione delle malattie degenerative? “L’analisi dei cambiamenti morfologici senza modifiche nel volume locale cerebrale può rappresentare un nuovo marcatore biologico dei disordini neurologici, più sensibile alle piccole variazioni che avvengono in particolari aree del cervello prima che le alterazioni volumetriche siano visibili grazie alla risonanza magnetica” concludono i ricercatori.
Riferimenti: RSNA