Nella medicina tradizionale Cinese il riso rosso è considerato un energetico e un aiuto contro i problemi di digestione. Nel mondo Occidentale invece è conosciuto soprattuto come alternativa naturale ai farmaci a base di statine, impiegati per ridurre il contenuto di colesterolo LDL nel sangue. Presente in molti integratori, in Europa è venduto senza prescrizione medica anche al supermercato o in parafarmacia. Il prodotto è presentato dai produttori come innocuo, in quanto di origine naturale, ma è davvero così? Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità italiano (ISS), pubblicato sul British Journal of Clinical Pharmacology, la risposta è no: gli integratori a base di riso rosso hanno gli stessi effetti collaterali di farmaci come il Lovinacor o Tavacor.
Il riso rosso è ottenuto lasciando fermentare il riso in presenza della muffa Monascus purpureus: a seguito del processo, il riso si colora e si arricchisce di una sostanza attiva, la monacolina K, chimicamente identica alla lovastatina, molecola sintetica riconosciuta come farmaco. L’efficacia anticolesterolo del riso rosso è comprovata, tanto che spesso assunto da pazienti intolleranti alle statine come terapia alternativa, con una dose consigliata di 10mg/giorno di monacolina K. Secondo quanto evidenziato dai risultati dello studio italiano, il prodotto sembrerebbe però tutt’altro che immune da effetti collaterali, anche gravi.
I ricercatori dell’ISS hanno studiato i dati raccolti tra il 2002 e il 2015 dal Sistema di Sorveglianza Italiano sui Prodotti Naturali, un ente che registra le segnalazioni di effetti collaterali di integratori o preparazioni naturali. Nel periodo in esame, sono stati registrati 55 casi di effetti indesiderati legati all’uso di riso rosso, principalmente patologie a carico del fegato (10 casi) e problemi muscolari, quali mialgie (19 casi) e un caso di rabdomiolisi, ovvero di lesione dei tessuti muscolari. In 13 casi, la reazione ha portato all’ospedalizzazione. Gli effetti collaterali del riso rosso sono dunque del tutto analoghi a quelli delle statine, ma la mancanza di supervisione medica potrebbe comportare maggiori rischi per la salute, per diverse ragioni.
In primo luogo, la produzione di integratori non è soggetta ad una normativa altrettanto stringente di quella dei farmaci. Di conseguenza, il quantitativo di principio attivo effettivamente presente negli integratori di marche diverse raramente corrisponde a quello riportato in etichetta, risultando a volte troppo basso per poter dare benefici, a volte oltre la dose raccomandata. La presenza di eventuali contaminanti non viene inoltre mai segnalata.
Ancora: nessun riferimento ad effetti collaterali o ad interazioni con altri farmaci è menzionato in etichette o fogli illustrativi, inducendo il consumatore a sottovalutare le reazioni avverse o ad affiancare gli integratori ad una terapia farmacologica analoga, rischiando il sovradosaggio.
Infine, mentre nel caso di assunzione di statine sintetiche il medico curante procede al controllo periodico dei parametri del sangue, in modo da sospendere prontamente il trattamento quando questi risultano fuori dalla norma, nessun controllo viene effettuato in caso di automedicazione.
Per questi motivi la Food and Drug Administration (FDA) americana ha messo al bando gli integratori a base di riso rosso, considerandoli come farmaci non conformi. In Italia Altroconsumo, aveva già richiesto un’analoga classificazione a tutela del consumatore, per il momento senza risultati.
Riferimenti: British Journal of Clinical Pharmacology