Il piombo è una potente neurotossina: inalato o ingerito, entra nel circolo sanguigno e si accumula nelle ossa, nei denti e nei tessuti molli, causando danni permanenti soprattutto al cervello e al sistema nervoso. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) non c’è un quantitativo minimo che si possa considerare sicuro, né per gli adulti, né per i bambini. Ma che impatto ha l’esposizione da bambini al piombo sulle capacità cerebrali in età adulta? Il lavoro congiunto di scienziati di tre continenti ha quantificato i danni da piombo su oltre 500 neozelandesi cresciuti prima che le benzine additivate con questo metallo fossero bandite. Le conclusioni dello studio, pubblicate sulla rivista JAMA, mettono in relazione l’elevato tasso di piombo nel sangue nei soggetti bambini con un significativo abbassamento del loro QI tre decenni dopo e con una peggiore situazione occupazionale, in parte imputata al declino delle capacità cognitive.
Allo studio hanno partecipato 1007 individui, di diverso status socioeconomico, nati tra il 1972 e il 1973 nella cittadina neozelandese di Dunedin. In 565 dei partecipanti, il livello di piombo nel sangue misurato all’età di 11 anni è stato confrontato con il QI e la professione all’età di 38. Gli scienziati hanno così osservato una correlazione tra livelli elevati di piombemia e peggiori capacità intellettive e stato socioeconomico.
In media, i partecipanti il cui livello di piombo nel sangue, a 11 anni, superava i 10 microgrammi per decilitro (il doppio dell’attuale soglia di “intervento” stabilita dall’OMS) avevano a 38 anni un QI medio 4.25 punti più basso dei loro coetanei. Non solo: il punteggio nei test di intelligenza dei trentottenni era inferiore al loro stesso risultato di 27 anni prima. La memoria e il ragionamento percettivo sono risultate le qualità più influenzate in negativo. Un QI leggermente più alto della media è stato invece registrato nei partecipanti con livelli inferiori di piombemia nell’infanzia.
Anche lo stato sociale, quantificato secondo una scala adottata dal governo neozelandese che valuta educazione e retribuzione, sembra essere compromesso: i bambini con i livelli di piombo più alti (maggiori di 10 microgrammi per decilitro) hanno da adulti uno stato socioeconomico di 4.5 punti più basso dei coetanei meno esposti.
I ricercatori hanno stimato una diminuzione di 1.61 punti di IQ e 1.79 punti nell’indicatore sociale per ogni 5 microgrammi di piombo nel sangue.
Nelle benzine additivate, un composto del piombo, il piombo tetraetile, è utilizzato come antidetonante per aumentare la potenza dei motori. In seguito alla combustione del carburante, ossidi di piombo emessi tra i gas di scarico si depositano al suolo. I bambini possono facilmente ingerirli o respirarli, giocando a contatto con la terra. Bandita in Europa, America e Oceania da qualche decennio, la benzina additivata è invece ancora utilizzata in alcuni stati asiatici.
La benzina non è l’unica fonte di esposizione a questa neurotossina: il piombo può essere contento in alcune vernici, utilizzato per costruire tubature, immesso nell’aria da impianti produttivi. In vaste aree del mondo i bambini, che assorbono piombo 4-5 volte più che gli adulti, sono ancora oggi a rischio. Lo studio apparso su JAMA mostra come gli effetti a lungo termine dell’esposizione al piombo dei bambini si riflettano in “una spinta verso il basso per tutta la società”, sollevando diverse questioni su come le comunità debbano comportarsi per minimizzare rischi e conseguenze.
Riferimenti: JAMA