di Alice Matone
Negli ultimi anni si è registrato un calo nella sopravvivenza degli orsi polari: le loro condizioni fisiche sono peggiorate e la popolazione è diminuita. Per capire i motivi del fenomeno un gruppo di ricercatori dell’Università di Santa Cruz in California, guidato da Terrie Williams, ha condotto una ricerca in Alaska, scoprendo che gli orsi polari hanno un fabbisogno energetico più alto di quanto si pensasse e che la disponibilità di prede è calata a causa dello scioglimento dei ghiacci. Il risultato, pubblicato su Science, è che gli orsi si muovono di più e mangiano meno, con conseguenze che si estendono all’intero ecosistema.
I ricercatori hanno seguito nove femmine di orso polare per una decina di giorni nell’aprile di tre anni consecutivi, applicando un collare con GPS, videocamera, e dei sensori per rilevare l’attività ed il comportamento e determinare il tasso metabolico, ovvero il consumo di energia. L’alimentazione carnivora e la consistente massa grassa degli orsi rende il loro tasso metabolico molto alto a riposo, il che significa che anche senza fare movimento questi animali necessitano di un grosso apporto calorico. Dallo studio il fabbisogno energetico degli orsi è risultato 1,6 volte maggiore di quello stimato fino ad ora. Si credeva infatti che l’orso non consumasse molta energia perché il suo stile di caccia è “sit-and-wait”, ovvero “siedi e aspetta”: l’orso sta fermo ed attende che una foca gli capiti sotto mano. Inoltre si credeva erroneamente che gli orsi fossero in grado di ridurre il consumo energetico in caso di digiuno. Gli autori dello studio, invece, misurando direttamente il tasso metabolico, hanno capito che il consumo a riposo dell’orso è cospicuo, e ha quindi bisogno di mangiare molto più di quanto si pensasse.
L’orso polare si nutre principalmente di foche, che hanno una carne molto grassa in grado di soddisfare i bisogni energetici dell’animale. Nel corso dello studio, tuttavia, gli esemplari analizzati hanno cacciato meno foche del necessario, tanto che cinque dei nove orsi risultavano avere perso peso. La causa dello scarso successo della caccia va cercata nello scioglimento dei ghiacci artici, che rende più difficile trovare le foche e obbliga gli orsi a percorrere distanze maggiori, e dunque a consumare più energia, pur mangiando meno: un circolo vizioso deleterio.
Negli ultimi dieci anni la popolazione degli orsi polari è calata del 40% e le previsioni per il futuro mostrano una tendenza al peggioramento. Secondo Anthony Pagano, primo autore dell’articolo, “due terzi della popolazione attuale potrebbero sparire entro la metà del secolo”. Questi studi non tengono però conto del fatto che lo scioglimento dei ghiacci potrebbe aumentare, velocizzando ulteriormente il fenomeno: “Al momento non sappiamo come il cambiamento climatico influenzerà il bilancio energetico degli orsi, e parte delle nostre ricerche è mirata proprio a cercare di quantificare questo effetto”, spiega Pagano. La diminuzione degli orsi polari crea anche una rottura nell’equilibrio dell’ecosistema artico, conclude l’autore: “l’orso polare è al vertice della piramide predatoria. In altri ecosistemi la decimazione dei predatori principali ha provocato una cascata trofica – una degradazione a catena – dell’ambiente”.
Riferimenti: Science