In Congo è arrivato il momento dei titoli di coda: dopo più di tre mesi, 54 casi confermati e 33 decessi, l’epidemia di ebola iniziata lo scorso 4 aprile è ufficialmente terminata. A dare l’annuncio è il governo della Repubblica Democratica del Congo, che negli scorsi giorni ha certificato lo scadere dei canonici 42 giorni senza nuove diagnosi necessari per tirare ufficialmente un sospiro di sollievo. Nonostante le preoccupazioni iniziali, in questo caso la malattia è stata contenuta in tempi piuttosto brevi, e con un numero di morti relativamente basso. E il merito potrebbe essere anche, almeno in parte, della prima campagna vaccinale contro il virus: più di tremila persone infatti hanno ricevuto gratuitamente una dose di vaccino sperimentale, ottenuto grazie al supporto di Gavi, la grande alleanza pubblico privato per la diffusione dei vaccini nei paesi in via di sviluppo.
I numeri d’altronde raccontano una storia ben diversa da quella dell’ultima grande epidemia di ebola, che tra il 2014 e il 2016 ha imperversato in Liberia, Guinea e Sierra Leone, e che in due anni ha ucciso più di 11mila persone e infettato un totale di 28.600 pazienti. E anche da quella dell’ultima epidemia avvenuta in Congo nel 2014, quando i casi erano stati 66 e i decessi circa 50.
Il vaccino sperimentale
A differenza dei casi precedenti, in effetti, questa volta ad aiutare il governo del Congo, l’Oms e le Ong che si sono unite alla battaglia c’era un arma in più: un vaccino sperimentale contro il virus (in attesa di autorizzazione dopo aver superato gli studi di fase 3), che per l’occasione è stato impiegato in una campagna di vaccinazioni che ha coinvolto oltre tremila persone. Un vaccino di cui, è bene dirlo, non si conosce ancora la reale efficacia, ma che in questa prima prova sul campo non ha provocato reazioni avverse importanti. E soprattutto, ha dato risultati quanto meno incoraggianti: nessuno dei 53 contagi registrati, infatti, è avvenuto tra i vaccinati.
Coalizione globale
“Non appena l’ebola si è spostata dalle zone rurali isolate alla città di Mbandaka, è nata la preoccupazione legittima che questo focolaio potesse essere fuori controllo”, ricorda Seth Berkley, Ceo di Gavi. “Ci sono voluti mesi di duro lavoro da parte di una coalizione globale di agenzie Onu, Ong e governi, guidati dal governo della Rdc con il sostegno dell’Oms, per effettuare la sorveglianza, il contenimento, la registrazione dei contatti e la formazione della popolazione necessaria per contenere e sconfiggere l’ebola. Questa è stata la prima volta che un vaccino è stato usato come parte di una risposta più ampia, ed è incoraggiante che non ci siano stati casi di ebola tra le persone trattate con il vaccino. Ora abbiamo anche una preziosa esperienza su come questo vaccino possa essere usato efficacemente sul campo”.